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Per sapere qualcosa di più preciso bisogna attendere giovedì, quando il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, saranno ascoltati dalle commissioni riunite Bilancio e Lavoro di Camera e Senato. Intanto però il tema pensioni tiene banco e si avanzano molteplici ipotesi.

Le salvaguardie per gli esodati

Sul fronte delle salvaguardie per gli esodati, il governo sarebbe intenzionato a superare la teoria delle salvaguardie annuali e a pensare a una soluzione strutturale, di impatto il più possibile limitato sul disavanzo.

Flessibilità in uscita

Per quanto riguarda l’annoso tema della flessibilità in uscita, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante la direzione del Pd ha detto: “I conti pensionistici non si toccano. Non andiamo ad intervenire mettendo la voce più sui costi delle pensioni. Ma se esiste la possibilità, e stiamo studiando il modo, per cui in cambio di un accordo si può consentire la flessibilità è un gesto di buon senso e buona volontà”. Renzi ha parlato di una soluzione capace di consentire forme di flessibilità in uscita con un piccolo aumento dei costi nell’immediato che poi vengono recuperati.

Il percorso attraverso al quale arrivare alla flessibilità in uscita è ancora da identificare, ma al momento i paletti fissati sembrano tre: la dote massima dell’intervento non dovrebbe superare il miliardo, l’anticipo non dovrebbe superare i 3-4 anni rispetto ai requisiti di vecchiaia (66 anni e 7 mesi per gli uomini e 65 e 7 mesi per le lavoratrici dipendenti del settore privato) e la penalizzazione non dovrebbe essere inferiore al 3-4% l’anno per ogni anno di anticipo.

Opzione donna

Sul fronte dell’opzione donna, l’ipotesi al vaglio è quella di permettere un’uscita anticipata delle donne dal lavoro dal 2016 a 62-63 anni e con 35 di contributi, ma con una penalizzazione del 3,3% l’anno per massimo tre anni (con penalty non oltre il 10%).

E per gli uomini che perdono il lavoro a pochi anni dalla pensione?

Per gli uomini che perdono il lavoro a non più di 3 o 4 anni dalla pensione si studia la possibilità di una penalizzazione annua almeno del 3-4%, la minima indispensabile per garantire un equilibrio attuariale all’anticipo. Si parla, tuttavia, anche di un possibile “prestito pensionistico”, un assegno di solidarietà che scatta alla scadenza della Naspi nelle situazioni di maggiore disagio per disoccupati senior che poi restituirebbero con piccoli prelievi sulla pensione definitiva a regime.

Le coperture

Nel medio-lungo periodo tali interventi possono garantire un equilibrio, ma nei primi anni di applicazione necessitano di una copertura. Ed è proprio qui che si trova il nodo da sciogliere. Tutto dipende dalle risorse che è possibile trovare per mettere in campo questi interventi.

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