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Quali saranno gli effetti del quantitative easing su mutui, prezzi delle abitazioni ed edilizia?

Sessanta miliardi (al mese) non sono pochi. Tanta è la nuova liquidità con cui la banca centrale europea inonderà il mercato a partire da marzo. Un obiettivo del “quantitative easing” è quello di far risalire l'inflazione, ormai sotto lo zero, l'altro è quello di rilanciare l'economia. Funzionerà davvero? inoltre, questo fiume di denaro avrà in qualche modo effetti visibili sui mutui o i prezzi delle abitazioni o se ne accorgeranno solo nelle stanze dei bottoni della finanza?

Conseguenze sui mutui
La domanda è lecita, dato che, prima di arrivare a varare questa maxioperazione, l'eurotower ha fatto scendere i tassi praticamente a zero (0,05% il saggio di riferimento, per la precisione, confermato anche giovedì) e di effetti sull'economia reale se ne sono visti abbastanza pochi.

Difficile avere ulteriori grossi ritocchi al ribasso su tassi di interesse già minimi. Per un mutuo a tasso fisso si viaggia anche attorno al 3%, il variabile è ancora al di sotto di tale soglia. Probabile che scendano ancora di qualche decimale, ma il rendimento delle banche non può certo arrivare ad azzerarsi. Quel che è certo, però, è che le massicce dosi aggiuntive di liquidità dovranno essere impiegate e, con le “spalle coperte” dalla banca centrale europea, i cordoni della borsa potrebbero tornare ad allargarsi anche davanti a qualcuno che ha riscontrato maggiori difficoltà nell'accedere a finanziamenti negli ultimi anni.

Certo molto dipende dal comportamento degli istituti di credito, sovente nel mirino per non aver concesso più credito nemmeno di fronte ai ripetuti precedenti interventi dell'eurotower per abbassare il costo del denaro. E, se, per esempio, facessero fluire il denaro da impiegare verso gli stati uniti, dove la crisi appare ormai alle spalle, il quantitative easing pure e ci si aspetta che non troppo in là i tassi inizino a salire?

L'esempio americano
Uno scenario immaginato da chi prevede un insuccesso da quest'ultimo, storico intervento della bce. Al contrario di quanto è stato dall'altra parte dell'atlantico. Va, però, sottolineato, che lì la fed di operazioni del genere ne ha compiute ben tre, iniziando nel 2007 la prima volta e concludendo il “tapering”, ovvero l'uscita dall'ultima prolungata operazione di acquisti di titoli di stato, lo scorso autunno.

Un arco di ben sette anni. Nel periodo clou della “qe 3”, come fu definita quella lanciata da bernanke nel settembre 2012, l'impegno della banca centrale americana era di ben 85 miliardi di dollari al mese. Dati da tenere a mente, così come il fatto che il settore immobiliare, grande malato che diede l'avvio al contagio della crisi, sia tornato a crescere in maniera sostenuta solo verso la fine del 2013

Trend in salita per i prezzi
Inutile attendersi, quindi, miracoli a partire da marzo. Ma progressivi passi avanti sì, purché, si torna a dire, le banche rispondano “presente” all'appello di francoforte. Un'inflazione che torni a salire dovrebbe invertire del tutto il trend di discesa dei prezzi delle abitazioni, restituendo al mattone il ruolo di bene rifugio per conservare potere d'acquisto

Una boccata d'aria per l'edilizia
A ruota ne dovrebbe beneficiare anche l'edilizia, comprese imprese che mancano di liquidità per cronici ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, che potrebbero tornare a respirare con del credito a buon mercato.

Tutto sarebbe più immediato se, come avviene negli stati uniti, ci fossero molte più aziende in grado di finanziarsi direttamente sul mercato, senza essere costrette a chiedere credito alle banche. Con le condizioni di liquidità che si andranno a creare, potrebbero davvero farlo in maniera vantaggiosa

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