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L’incertezza dei mercati finanziari spinge sempre più italiani a chiedersi se i soldi depositati in banca siano davvero al sicuro, oppure corrano qualche rischio. In realtà, i risparmiatori possono dormire sonni tranquilli: I titolari di conti correnti e conti deposito sono infatti tutelati dal fitd (Fondo interbancario di tutela dei depositi). Quest’ultimo, supervisionato dalla banca d’Italia, è un consorzio istituito nel 1987 al quale tutte le banche italiane (eccetto le banche di credito cooperativo, che hanno un’analoga forma di tutela) ed extracomunitarie operanti nel nostro paese sono obbligate ad aderire. Gli istituti europei hanno la facoltà di scegliere se aderirvi o meno. Gli ultimi dati, aggiornati a dicembre 2011, parlano di 259 istituti aderenti (di cui 9 extracomunitari).

La tutela del fitd è estesa, oltre a conti deposito (vincolati e non) e conti correnti, anche agli assegni circolari e ai certificati di deposito nominativi (non quelli al portatore). In caso di default della banca, il fitd si occupa di restituire ai correntisti le somme depositate. In base al decreto legislativo n. 49 del 24 marzo 2011 (entrato in vigore il 7 maggio 2011), le somme depositate possono essere rimborsate fino a un massimo di 100.000 euro per depositante.

Nell’eventualità di un default bancario, in base al decreto legislativo del 24 marzo 2011, le pratiche per il rimborso delle somme si attivano automaticamente, in tempi non superiori a 20 giorni (in casi eccezionali, il termine è prorogabile di altri 10 giorni) dalla data in cui si producono gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta della banca.

Il decreto stabilisce, inoltre, che tutto ciò che non rientra nella copertura del fitd dovrà essere oggetto di riclassificazioni di bilancio, che determineranno le priorità di rimborso della banca “defaultata”. Questo significa che, una volta chiuso il bilancio fra attività e passività, il liquidatore dovrà provvedere al rimborso dei diversi creditori, a cominciare da quelli “privilegiati” (ad esempio, i dipendenti dell’istituto oppure l’erario).

Malgrado il difficile momento economico, che inevitabilmente continua a mettere a dura prova il mercato creditizio, il fitd non è intervenuto molte volte fino ad oggi. Il più recente intervento risale al 2011, quando la banca di girgenti e la cassa di risparmio di Prato hanno dichiarato default. L’anno prima, invece, il fitd era stato chiamato a gestire la crisi conseguente al fallimento di banca mb (40 milioni), popolare valle d’itria, magna grecia (5,5 milioni) e ber banca (banco emiliano romagnolo, 16 milioni).

 

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2 Giugno 2012, 15:01

Se le banche falliscono voglio vedere le facce dei sognamattoni che hanno preferito tenere i soldi investiti in obbligazioni, prodotti finanziari, derivati a loro insaputa ecc ecc

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