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L’isolamento in cui versa la Corea del Nord, sia per le sanzioni internazionali che per il regime autoritario guidato da Kim Jong-un, sta trasformando le sue città in un’immagine fissa, immobile, con edifici ancorati agli Anni ‘50 e ‘60 nel classico stile di un regime comunista. Il modernismo e il brutalismo che hanno dominato in Unione Sovietica e nella Cina di Mao Tse-Tung si uniscono alla cultura coreana, una delle più antiche del pianeta.

Il fotografo francese Olivier Raphael è entrato in un Paese che si apre lentamente al turismo per mostrare la sua “grandezza” al mondo, ma sempre sotto il controllo dalle autorità. Dopo la guerra di Corea, la penisola è stata divisa in due Paesi, nord e sud, evidenziando grandi differenze dopo oltre 50 anni di divisione.

Pyongyang, la sua capitale, è il centro nevralgico, dove i visitatori possono trovare l’Arco della Riunificazione, il Monumento del Partito dei lavoratori o il famoso Hotel Ruygyong. Le famiglie si concentrano nei grandi grattacieli costruiti durante la ricostruzione della città dopo la guerra. L’architettura nordcoreana si basa non solo sull’influenza comunista, ma anche sulle sue costruzioni ancestrali, con forme tonde e oblique e colori impressionanti.

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