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Cominciamo oggi una serie di reportage dedicata a quei mestieri artigianali, in qualche modo legati al mondo della costruzione, come rilegatore, mosaicista o artigiano che sembrano quasi destinati all'estinzione. Il protagonista del nostro primo appuntamento è Gianluca Marchesi, titolare di una legatoria centenaria nel cuore di Milano.

Come nasce la legatoria Conti Borbone

Era il lontano 1873 quando Domenico Conti Borbone, avo dei tre fratelli Marchesi, aprì una piccola bottega di rilegatura artistica in quella che oggi è via Cesare Cantù, ma che allora era conosciuta come via Ratti. In seguito alla ristrutturazione del centro storico, che portò alla chiusura di molte delle case del centro, la legatoria si spostò in via Santa Maria alla Porta. Fu il nonno degli attuali titolari - un ragazzo del'99 che partecipò alla prima guerra mondiale e conobbe D'Annunzio con il quale mantenne per anni un intenso rapporto - marito della nipote di Conti Borbone, ad aprire nel 1919 l'attuale sede in via Marchesi.

"Mio nonno - dice Gianluca Marchesi - una volta rientrato dalla grande guerra sposta qui la legatoria per dargli un assetto più sociale e aprirsi a un pubblico più vasto. A partire dagli anni '60 comincia il boom della pelle e si espande ulteriormente la tipologia di lavori". 
"Mio padre comincia a collaborare con i grandi architetti dell'epoca e a lavorare per quasi tutta l'aristocrazia milanese: Orsi Mangelli, la contessa Augusta, le famiglie Agnelli e Borromeo, che sono ancora oggi nostri clienti".

Dalle rilegature agli arredi

Oggi, come allora, nella bottega si realizza ogni tipo di rilegatura, da quella del piccolo vocabolario alla rilegatura di lusso. "I prezzi sono molto variati, si fa dai 35 anni euro per la rilegatura del semplice vocabolario di tela, ai 300-400 euro per le rilegature di extra lusso, in pelle di vacchetta, con dimensioni sostenute e granati incastonati".

Oltre alle rilegature dei libri, vengono realizzati anche elementi di arredo in stile ottocentesco inglese: tavoli e ribaltine in pelle, poi rivestiti in oro, o anche porte realizzate con finti libri. "Siamo uno tra i pochi rilegatori che rimangono nel nostro Paese e che stampano ancora i libri a mano con il compositore universale, dove vengono inseriti i caratteri uno per uno. Tutto viene fatto rigosoramente a mano a parte delle funzioni puramente tecniche, come la taglierina elettronica per il taglio dei libri".

Con il trascorrere del tempo, sta diventando un problema riuscire a recuperare la materia prima necessaria per questi lavori di fine artigianato. "Si sta rompendo la filiera e stanno decadendo una serie di forniture, soprattutto quelle dell'oro e della pelle. La carta marmorizzata necessaria per realizzare gli interni degli album la faccio arrivare direttamente da una cartotecnica di Avellino, perché qui sono completamente svanite".

Un settore sempre più di nicchia

Se prima era facile lavorare anche per una clientela che non disponeva di un grosso budget, oggi "sta diventando un settore di nicchia", perché il cliente medio "ci pensa sei volte prima di spendere soldi per far rilegare un libro".  La legatoria ha conquistato persino la direttrice di Vogue, Anna Wintour, ("è venuta a visitarci una decina di anni fa, le piacciono molto gli album in mezza pelle con la carta marmorizzata che vengono personalizzati"), Gianluca ammette che "clientela ne abbiamo, ma è sempre difficile andare avanti".

"Tutti parlano dell'importanza dell'artigianato, ma si fa fatica ad arrivare a dei benefici, da un lato "per la burocrazia pazzesca che c'è nel nostro Paese", dall'altro "per gli affitti altissimi" che hanno costretto molti artigiani di questa zona - ricca di botteghe fin dal XVII secolo -  a chiudere. "C'è una grande difficoltà a proseguire il lavoro e a formare nuove persone. Attualmente lavoriamo solo io, i miei fratelli e lo stampatore che ho dovuto richiamare dalla pensione".

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