
Dapprima ignorata, adesso decisamente amata,la cedolare secca ha vissuto in questo 2014 ormai alle porte il suo momento di consolidamento, venendo scelta nell’87% dei nuovi contratti di affitto a fronte di una percentuale nettamente più bassa (64%) del 2013. I dati sono resi noti dall’ufficio studi solo affitti, che ha pubblicato l’annuale analisi sul mercato della locazione in Italia realizzata con la collaborazione scientifica di nomisma.
La cedolare secca non ha vissuto sempre momenti facili: ci ricordiamo ancora quando, siamo nel novembre 2012, il dipartimento delle finanze lanciava l’allarme flop per il regime fiscale alternativo. Il problema, allora, fu probabilmente quello di avere aspettative sovradimensionate per una tassazione che, negli intenti, aveva il compito principale di far emergere il nero, contribuendo ad aumentare il gettito erariale. L’aver in seguito cancellato lo strumento di denuncia dell’affitto in nero da parte dell’inquilino, introdotto con la cedolare secca, ha permessodi tornarea misurare la portata della tassa alternativa secondo un obiettivo più reale, ossia quello di essere semplicemente una seconda scelta per il proprietario. Una seconda scelta che è diventata, nelle città capoluogo di regione oggetto dell’indagine del franchisingsolo affitti, spesso e volentieri più conveniente rispetto al tradizionale regime irpef, grazie alla progressiva riduzione dell’aliquota prevista per i canoni concordati in caso di opzione del regime fiscale secco.
In effetti i dati del franchising solo affitti rivelano una stretta correlazione tra le nuove agevolazioni fiscali per i canoni concordati e la diffusione della cedolare secca nei comuni con accordi territoriali più aggiornati.
A Roma e Venezia, dove gli accordi risalgono al 2004 e non sono quindi aggiornatissimi, alcuni fattori concomitanti ricorrono ad aiutare l’affermazione delle forme contrattuali 3+2 e per studenti fuori sede.fra questi fattori, principalmente gli elevati vantaggi fiscali, la riduzione dei canoni di mercato in seguito alla crisi economica e al ridotto potere di acquisto delle famiglie e l’elevata presenza di studenti universitari fuori sede. La percentuale di ricorso alla cedolare secca nei contratti di Affitto a Venezia È del 95%, a Roma Del 94%. A Bologna Gli accordi sono decisamente più recenti:le parti sono arrivate ad un nuovo accordo appena cinque mesi fa, nel luglio 2014.qui il ricorso alla cedolare secca avvienenel 90% dei casi, a fronte dell’83% di contratti agevolati stipulati. A Firenze gli accordi sono invece del 2009 e si stipulano contratti agevolati nel 61% dei casi, mentre la cedolare secca è scelta dall’88% dei proprietari.
Altre città che vantano accordi siglati di recente sono Torino e Genova, rispettivamente del 2013 e del 2011. In questi comuni il ricorso ai contratti-tipo è superiore al 50% dei casi, e la cedolare è l’opzione scelta nell’80% dei contratti di nuova stipula. Anche a Bari, malgrado gli accordi territoriali risalgano a dieci anni fa, il ricorso a forme di contratto fiscalmente agevolate è pari al 45% e la cedolare secca è utilizzata nell’85% dei casi.
Casi eccezionali risultano quelli di Milano e Napoli. A Milano le associazioni non si riuniscono per aggiornare gli accordi territoriali dal lontano 1999. Qui la cedolare secca è pur utilizzata (82%), ma le tipologie agevolate non vengono utilizzate, facendo perdere a inquilini e proprietari i vantaggi sociali che derivano dal loro ricorso. A Napoli gli accordi sono del 2004, ma evidentemente i canoni rimangono non adeguati al mercato locale, scoraggiando così i proprietari a ricorrere ai contratti a canone concordato, che vengono scelti solo nel 2% dei casi a fronte di un utilizzo della cedolare secca nell’85% dei contratti di affitto
Scritto da soloaffitti, collaboratore di idealista.it
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