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A maggio del 2017 prenderà il via l’Ape, l’anticipo pensionistico studiato dal governo. Vediamo cosa sarà necessario fare per avere l’opportunità di lasciare il lavoro prima del tempo.

Ape volontario

Per l’Ape volontaria sono necessari almeno 63 anni di età e 20 di contributi, nonché una pensione di vecchiaia certificata dall’Inps non inferiore a 1,4 volte il minimo (circa 700 euro) al netto delle rate di ammortamento per l’anticipo ottenuto.

Sarà possibile chiedere un’Ape di durata minima di sei mesi e massima di tre anni e sette mesi e il finanziamento mensile non potrà essere superiore al 90% della pensione futura certificata né inferiore a una soglia ancora da stabilire, forse il 50% delle pensione.

Con il simulatore virtuale dell’Inps, a cui si avrà accesso dopo aver trasformato sul sito il proprio Pin in una identità digitale Spid di secondo livello, si potrà scegliere importo e durata dell’Ape vedendo il costo del rimborso ventennale e il suo peso sulla pensione.

Con la domanda per l’Ape il lavoratore dovrà indicare anche quale banca e quale assicurazione dovranno essere inserite nel contratto di finanziamento curato sempre dall’Inps. Tassi di interesse e premi saranno indicati negli accordi-quadro da stipulare, prima del Dpcm, con Abi e Ania.

Una volta ottenuto il via libera dell’Inps sul contratto finale, l’Ape andrà in pagamento entro 30 giorni lavorativi. Al termine del prestito-ponte, avviato in automatico il pagamento della pensione, sarà sempre l'Inps a far scattare il rimborso rateale del finanziamento, girando l’importo, non oltre 180 giorni dalla data di scadenza di ogni rata, alla banca finanziatrice.

Ape social

Chi si trova nelle condizioni più difficili potrà essere ammesso all’Ape social. In questo caso, sarà avanzata la domanda all’Inps dell’indennità che consente di raggiungere la pensione finale (durata massima 3 anni e 7 mesi) e riconoscimento della prestazione assistenziale di importo pari alla futura pensione che, tuttavia, non potrà essere superiore ai 1.500 euro mensili, non potrà esser cumulata con altri ammortizzatori sociali né con redditi da lavoro superiori a 8mila euro l’anno.

Le categorie di lavoratori che vi potranno accedere sono già delineate nella disegno di legge di Bilancio e si tratta di disoccupati che hanno terminato i sussidi da almeno tre mesi, di chi assiste familiari con handicap grave (legge 104/1992) o di lavoratori con riduzione della capacità lavorativa per invalidità civile di almeno il 74%. In questi tre casi sono necessari anche 30 anni di contributi. I contributi minimi salgono a 36 anni per le persone impiegate in attività gravose. Ulteriori aspetti specifici saranno determinati tramite Dpcm.

Ape d’impresa

All’Ape d’impresa si accederà in seguito a un accordo sindacale, che prevede il pagamento di contributi aggiuntivi a carico del datore di lavoro o degli enti bilaterali o dei fondi di solidarietà categoriali, così da incrementare l’importo dell’assegno previdenziale.

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