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L’Ape, anticipo pensionistico, è uno dei cardini del pacchetto previdenza che farà parte della prossima legge di Bilancio. Si stanno facendo le ultime riflessioni e si stanno apportando le ultime modifiche, nel frattempo quotidiano.net ha svelato alcuni dettagli relativi proprio alla misura sulla flessibilità in uscita dal mercato del lavoro.

L’impianto del meccanismo destinato a consentire di lasciare il lavoro prima del raggiungimento dei requisiti di età previsti per il pensionamento di vecchiaia (l’Ape su base volontaria) è quello del prestito, ma c’è anche qualche novità, come l’introduzione di un credito di imposta sugli interessi e sui premi assicurativi pagati.

Per l’Ape volontaria (così come anche per quella social) l’età di accesso è fissata a 63 anni, l’anticipo massimo è di tre anni e sette mesi. Il meccanismo si basa su un prestito ventennale, con rimborsi a partire dalla conquista della pensione vera e propria. Per chiedere l’assegno-ponte è necessario che la pensione maturata sia pari a une soglia compresa tra 500 e 750 euro.

In questo caso, l’Ape sarà pari a circa il 95% della pensione che si otterrà. Su tale punto, nel testo si prevede esplicitamente che il datore di lavoro possa, sulla base di un accordo con il lavoratore, versare i contributi per gli anni mancanti.

Nel procedimento di erogazione, infine, interverranno diversi soggetti: l’Inps, che calcolerà la pensione consolidata alla data di richiesta dell’Ape e che riceverà la domanda dell’assegno e verificherà i requisiti per la concessione del trattamento-ponte; la banca, che accorderà il finanziamento; l’assicurazione, che garantirà per il rischio di premorienza.

La domanda andrà fatta direttamente all’Inps. Per facilitare l’operazione potranno intervenire anche Caf e patronati, ai quali i lavoratori interessati potranno rivolgersi per tutte le incombenze burocratiche richieste.

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