idealista/news ha intervistato Alberto Levy, definito innovation evangelist dal World Economic Forum
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Brasiliano di nascita, ma cittadino del mondo d'adozione, Alberto Levy ha lavorato in oltre 10 Paesi realizzando nel corso della sua lunga carriera oltre 1500 progetti. Definito dal World Economic Forum e dall'Harvard Business Review Summit come un "innovation evangelist", è fermamente convinto che per innovare ed essere imprenditori del futuro bisogna essere "hacker, maker, theacher and thief".

Intervistato da idealista/news a Madrid, Alberto Levy definisce se stesso come "un esperto di marketing, un comunicatore, un ingegnere, un artista e alla fine di tutto "un designer". "Alcuni forum mi considerano un 'Innovation Evangelist' un evangelista dell'innovazione, come riconoscimento per il percorso fatto alla continua ricerca dell'innovazione e della trasformazione. Non sono mai contento di quello che vedo e tutti i miei progetti e i miei discorsi vanno nella stessa direzione"

Oltre 1500 progetti in tutto il mondo

"Ho sviluppato oltre 1500 progetti durante la mia carriera e continuo a sviluppare progetti. Il primo risale al 1998: si trattava di una festa interattiva all’interno di una discoteca, io interpretavo con una formula matematica come la gente calpestava il pavimento della discoteca generando  musica e un grafico proiettato sulla parete. Questo faceva si che la gente cambiasse la sua forma di ballare e interattuare e questa a sua volta cambiava tutto il sistema e la musica, generando un feedback costante".

"Ho realizzato altri progetti, come utilizzare dei vecchi cellulari Nokia per controllare degli schermi, come gli schermi di Times Square, quando sono riuscito ad hackearli, o altri schermi creando un gioco multiutente di gente sconosciuta"

La chiave per essere un imprenditore di successo

Ma nell'era della tecnologia e dell'innovazione continua, come è possibile essere oggi un imprenditore di successo? "Per essere imprenditore, dice Levy, devi essere "hacker, maker, teacher and thief". 

"Dobbiamo essere hacker, cambiare le cose, distruggerle per poi ricostruirle. Dobbiamo essere maker, siamo quello che facciamo, ma non solo per costruire nuovi attrezzi, ma anche per costruire nuove imprese e nuovi professionisti, fare cose nuove per il mondo. Dobbiamo essere teacher: fino a qualche anno fa nessuno svelava i suoi progetti per il timore che glieli potessero rubare. Bisogna ispirare ed essere ispirato, bisogna essere professore, maestro ed imparare molto. E bisogna essere un thief, un ladro, rubare queste buone idee, non nel senso di appropiarsene ilegalmente, ma di afferrare le cose buone che stanno passando, avere iniziativa, uscire dalla zona di comfort, continuare a lavorare molto per costruire i propri sogni".

Collaborazioni multidisciplinari per generare opportunità

"Io credo nelle collaborazioni in generale, i migliori progetti sono nati da collaborazioni multidisciplinari, però c’è un altro livello di collaborazione che avviene quando tutti lasciamo da parte le nostre differenze per costruire qualcosa di nuovo e di più bello. Sfera pubblica, privata, accademica, tutti siamo coinvolti nel processo, ma delle volte chiediamo troppo al pubblico, il governo dovrebbe darmi…ma in realtà non dovrebbe darti nulla, le cose cambiano,  possono darci big data perché hanno accesso, ma già non ti danno i fondi, è compito di ognuno generare le proprie opportunità".

Nell'era del Rinascimento umano

"La tecnologia comincia ad essere un comodity, troviamo tecnologia in ogni angolo, ma il focus dovrebbe essere più sull’essere umano, nell’impatto, che negli strumenti che utilizziamo. Io vedo che ora siamo nell’era del rinascimento umano, è il momento della gente, i robot sono benvenuti, non riusciremo mai ad essere migliori dei robot in termini di intelligenza e di capacità di calcolo, allora perché non ci dedichiamo ad essere più umani? Lasciamo che la tecnologia si aggiunga alla nostra capacità di essere umani perché possiamo trasformare le cose ad una scala maggiore e generare un maggior impatto".

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