Le piattaforme di e-commerce che non rispetteranno le regole sulla proprietà intellettuale perderanno la loro licenza. E' questo il senso della riforma alla legge sull'e-commerce che è in discussione in questo momento in Cina e che vede sul banco degli imputati, ancora una volta, giganti dell'economia digitale come Alibaba di Jack Ma e Pinduoduo. Lo scrive il sito di informazione economica cinese Caixin.
La riforma - che interviene sulla Legge sull'e-commerce del 2019 - prevede anche una responsabilità delle piattaforme nel caso in cui esse ignorino violazioni della proprietà intellettuale da parte dei venditori da loro ospitati.
I legislatori cinesi dovranno valutare questo emendamento fino al 14 ottobre.
Al momento la legge prevede che le piattaforme facciano da mediazione tra il titolare di un diritto di proprietà intellettuale e il venditore, in caso di violazione. E che cancellino i link o ne impediscano l'accesso una volta che siano informati di possibili violazioni. Il problema, però, riguarda la sanzione che è irrisoria, andando da 50mila a 2 milioni di yuan (6540-261.500 euro).
I titolari del diritto di proprietà intellettuale, inoltre, potrannoavranno 20 giorni lavorativi e non più 15 per rispondere alle argomentazioni dei venditori.
Le piattaforme di e-commerce cinesi non si sono finora particolarmente distinte per rispetto della proprietà intellettuale. Taobao (Alibaba) è stata inserita del 2016 nella blacklist del governo Usa per ripetute violazioni, mentre Pinduoduo non è ignota a tale lista.
Durante i negoziati per porre termine alla guerra commerciale, nel 2019, la Cina aveva espresso l'impegno di ridurre entro il 2022 le violazioni della proprietà intellettuale.
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