La Cina torna al mining di Bitcoin, nonostante il governo di Pechino abbia messo al bando le critpovalute da mesi. Il dato emerge dall'ultimo aggiornamento del Cambridge Bitcoin electricity consumption index (Cbeci): secondo i dati pubblicati oggi, a gennaio 2022 la Cina ha bruciato il 21,1% dell'energia utilizzata nel mondo per generare Bitcoin; una percentuale che fa della Cina il secondo mercato più grande alle spalle degli Stati Uniti d'America al 37,8%. Per i ricercatori britannici Pechino ha fermato del tutto l'estrazione di criptovalute solo a luglio e agosto dell'anno scorso, quando il Kazakistan arrivò al 18% del mercato (ora il Paese è tornato al 13%, comunque terzo).
L'Italia resta ai margini del mondo del mining. A gennaio 2022 è quasi invisibile sulla mappa con lo 0,11% della produzione mondiale della principale criptovaluta. Molto basse anche la Francia (0,21%) e il Regno Unito (0,23%). La Germania ha invece il 3% del mercato, un dato che potrebbe essere influenzato però dall'utilizzo di Vpn da parte di minatori in altri paesi.
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