L'economista Carlo Cottarelli ha ricevuto l'incarico di formare un governo, ma il grande ostacolo da superare è la fiducia del Parlamento, senza la quale ogni tentativo diventa vano. E ottenerla appare assai difficile, con tutte le conseguenze del caso, prima tra tutte l'aumento dell'Iva.
Come evidenziato dal Sole 24 Ore, anche di fronte a un invito univoco a disinnescare le clausole da quasi 12,5 miliardi per il 2019 del Parlamento delle risoluzioni sul Def tendenziale del governo Gentiloni che saranno votate dopo che il governo si sarà presentato alle Camere, per Cottarelli sarà difficile bloccare gli aumenti Iva senza un sostegno ampio puntellato da un preciso accordo e da una specifica procedura sulle risorse da reperire per garantire la copertura dell'intervento. Senza una maggioranza, il governo dovrà dimettersi immediatamente e proseguire il percorso di gestione dell'ordinaria amministrazione.
Andando a votare alla fine dell'estate o all'inizio dell'autunno, il quotidiano economico pone l'accento sul fatto che per l'esecutivo di Cottarelli sarebbe impossibile preparare il quadro programmatico del Def e progettare l'architettura della legge di Bilancio. Anche il rispetto delle scadenze di metà ottobre per il varo della manovra e di quella della fine dello stesso mese per l'invio del documento di finanza pubblica a Bruxelles diventerebbe impossibile, aprendo la strada al rischio di esercizio provvisorio.
Per il governo che uscirà dalla prossima tornata elettorale ci sarà la possibilità di varare la manovra e di disinnescare le clausole Iva entro il 31 dicembre. Ma se i tempi per la costituzione del nuovo esecutivo dovessero essere lunghi, un passaggio obbligato sarebbe quello di chiedere a Bruxelles una proroga rispetto alle scadenze per la definizione dei provvedimenti di bilancio per il prossimo anno.
In alternativa si potrebbe ricorrere a un decreto legge di fine anno proprio per fermare gli aumenti Iva nel caso in cui la legge di Bilancio non dovesse essere approvata prima del 31 dicembre. In questo caso, però, il problema sarebbe - dati i tempi ristretti - recuperare le risorse necessarie per sterilizzare le clausole e far fronte alle cosiddette spese indifferibili (circa 2-3 miliardi), in particolar modo nel caso in cui da Bruxelles non arrivasse il via libera a utilizzare nuovi spazi di flessibilità in termini di maggior deficit.
Ma se gli aumenti Iva non si riuscissero a scongiurare, cosa accadrebbe? In base a quanto evidenziato dal Sole 24 Ore, per le famiglie italiane gli aumenti medi arriverbbero a 317 euro. Secondo un'analisi di un possibile aumento Iva effettuata dal quotidiano economico lo scorso 26 marzo, applicando l'aumento delle aliquote Iva al 10,5% (ora è il 10%) e al 22,4% (ora è 22%), alla spesa media censita dall'Istat, tenendo conto delle diverse composizioni del paniere dei consumi a livello territoriale e per tipologia di famiglia, l'importo più elevato in valore assoluto lo pagherebbero le coppie con due figli (439 euro). Fuori dagli aumenti le due aliquote più basse, quella al 5% e quella al 4%, che si applica per lo più su alimentari di prima necessità.
Non bisogna poi dimenticare il capitolo spread. Come segnalato dal quotidiano La Repubblica, in mattinata lo spread è salito oltre quota 260 punti (oltre 30 punti sopra la chiusura di ieri), con il rendimento del decennale italiano schizzato al 2,85%, ritornando poi sotto quota 250 punti.
In attesa che il presidente incaricato Carlo Cottarelli si presenti in Parlamento per chiedere una fiducia che, stando alle dichiarazioni delle forze politiche sembra molto difficile da raggiungere, non si allenta la tensione sui titoli di Stato italiani.
per commentare devi effettuare il login con il tuo account