Si sente spesso dire che “si stava meglio quando si stava peggio”, o per lo meno quando c’era la lira al posto dell'euro. Ma siamo sicuri che oggi tornare al vecchio conio sarebbe conveniente?
L’ipotesi, va detto, è poco realistica dati gli ormai due decenni passati in compagnia della “nuova moneta” (occorre considerare che per i ventenni di oggi si tratta della sola moneta mai conosciuta), protagonista di interessi economici e normative bancarie difficili da scalzare, anche alla luce dell’impegno europeista nella direzione di una maggiore unità tra i Paesi membri dell’Unione. Se tuttavia la cosa fosse fattibile e si potessero considerare le sole ricadute a livello di prezzi e potere d’acquisto, la situazione potrebbe essere pressappoco questa.
Ritorno alla lira: tutto più caro del 31%
Intanto va detto che nel 1999 il cambio tra lira ed euro è stato fissato a 1936,27 lire per un euro; quindi, le ipotetiche mille lire del 1999 valevano poco più di 50 centesimi di euro. Quindi, nel 1999, per acquistare qualcosa che valesse mille lire si dovevano spendere 0,5165 euro. Tuttavia, secondo il calcolatore di Rivaluta.it, la situazione è leggermente cambiata: nel 2019 ciò che valeva mille lire, a parità di potere d’acquisto, ne richiederebbe oggi 1403,07 (pari ad una rivalutazione del 40,3%).
Quindi secondo il vecchio cambio, e anche ammettendo che restasse valido (cosa che non è affatto detto), si tratterebbe dell’equivalente di oltre 72 centesimi di euro, quindi il 31% in più rispetto a 20 anni fa. Tutto, quindi, risulterebbe del 31% più caro, o, in altre parole, si avrebbe il 31% in meno di potere d’acquisto rispetto a 20 anni fa. Il che significa che se qualche bene o servizio ha registrato in questi due decenni un calo in valore di oltre il 30%, nel ritorno alla lira ci si potrebbe guadagnare o almeno non perdere. Altrimenti, l’aumento indiscriminato dei prezzi di beni e servizi sarebbe dietro l’angolo.
Ritorno alla lira: l'effetto sui risparmi
Non solo: se i risparmi messi da parte negli ultimi 20 anni sono stati investiti in qualcosa che abbia reso oltre il 30%, tale rendimento sarebbe come cancellato, o comunque decurtato di un terzo, dal ritorno alla lira. Tutto questo, unito al fatto che le banche stesse si ritroverebbero un terzo di valore in meno nei risparmi custoditi in cassa, e che oltre tutto sarebbero escluse dal sistema interbancario europeo, scontando tassi ben diversi da quelli in vigore ora grazie alla Bce.
Ritorno alla lira: effetti sui tassi dei mutui
La diretta conseguenza sui cittadini italiani sarebbe quindi una molto probabile difficoltà nell’accedere al credito, e quindi anche ai mutui casa (che, d’altro canto, risulterebbero più costosi del 31%, oltre a vedersi applicati tassi ben maggiori di quelli attuali) o ai prestiti per finanziare le proprie attività, con evidenti conseguenze sulla crescita economica del Paese.
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