Ora si parla di una tregua, ma l'attacco Usa ai tre impianti nucleari dell'Iran ha preoccupato il mondo intero. Tra le possibili ritorsioni ha fatto discutere la minaccia del blocco di questo snodo cruciale per il commercio globale di petrolio e gas
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Stretto di Hormuz
Stretto di Hormuz Google Maps

Dopo l’attacco degli Stati Uniti ai tre impianti nucleari dell’Iran avvenuto nella notte tra sabato e domenica e l’aprirsi di un nuovo conflitto per il quale, secondo le ultime notizie, sarebbe stata raggiunta una tregua, si è parlato tra le altre cose anche delle conseguenze economiche di questa nuova guerra. In particolare, l’attenzione si è concentrata sullo Stretto di Hormuz, un braccio di mare che collega il Golfo di Oman con il Golfo Persico. Vediamo perché se ne è parlato e quali possono essere le ricadute economiche derivanti dal blocco di questo snodo cruciale per il commercio globale di petrolio e gas

Il presidente Usa, Donald Trump, parla dell'attacco ai siti nucleari dell'Iran
Il presidente Usa, Donald Trump, parla dell'attacco ai siti nucleari dell'Iran GTRES

Nella notte tra sabato e domenica gli Stati Uniti hanno bombardato i siti nucleari dell'Iran. Una notizia che ha preoccupato il mondo intero. Adesso, le ultime notizie parlano di una tregua di dodici ore e di una possibile fine del conflitto

Quando in Italia era passata la mezzanotte, attraverso il suo social Truth, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha scritto: “È stato pienamente concordato tra Israele e Iran che ci sarà un CESSATE IL FUOCO completo e totale (tra circa 6 ore, quando Israele e Iran avranno concluso e completato le loro missioni finali in corso!), per 12 ore, a quel punto la guerra sarà considerata FINITA! Ufficialmente, l'Iran darà inizio al CESSATE IL FUOCO e, alla dodicesima ora, Israele darà inizio al CESSATE IL FUOCO e, alla ventiquattresima ora, il mondo saluterà la FINE ufficiale della GUERRA DEI 12 GIORNI. Durante ogni CESSATE IL FUOCO, l'altra parte rimarrà PACIFICA e RISPETTOSA. Questa è una guerra che avrebbe potuto durare anni e distruggere l'intero Medio Oriente, ma non l'ha fatto e non lo farà mai!”. 

Il cessate il fuoco bilaterale proposto dal presidente Trump sembra essere stato accettato sia dall'Iran che da Israele. Un funzionario iraniano ha confermato alla Reuters che Teheran ha accettato il cessate il fuoco e con una dichiarazione diffusa questa mattina Israele ha confermato il raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco. Intervenendo a Mattino Cinque, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha detto: “La notizia positiva è che c'è questo cessate il fuoco, che mi auguro possa essere rispettato”. Aggiungendo che l'Italia sta seguendo con la massima attenzione anche attraverso l'unità di crisi.

Fino a ieri però si parlava delle possibili ritorsioni dell’Iran in seguito al bombardamento Usa dei siti nucleari del Paese e a far discutere era la chiusura dello Stretto di Hormuz. Un canale importante per il passaggio di navi petroliere e gasiere. Nello specifico, come riportato dall’Ansa, per questo canale passa un quarto del traffico globale di petrolio e circa un terzo di quello di gas naturale. Confartigianato stima che dallo Stretto di Hormuz transita oltre un quinto del gas naturale liquefatto. 

Si tratta dunque di un passaggio strategico e questo l’Iran lo sa bene. Tanto che negli anni ha più volte minacciato la sua chiusura. E dopo l'attacco Usa il Paese che è sotto il regime dagli ayatollah è tornato a minacciarne il blocco. Ma quali sarebbero le conseguenze?  

Confapi: “Dalla chiusura dello Stretto di Hormuz danni per 10 miliardi” 

Secondo la Confederazione italiana della piccola e media industria privata (Confapi), la chiusura dello Stretto di Hormuz rischierebbe di costare al nostro Paese oltre 10 miliardi di euro all’anno

Cristian Camisa, presidente di Confapi, ha fatto sapere tramite una nota: “La chiusura di Hormuz porterebbe il prezzo del petrolio oltre i 100 dollari a barile e del gas naturale oltre i 100 dollari per MWh. Secondo le nostre stime, uno shock energetico di questa entità rischierebbe di costare al nostro Paese oltre 10 miliardi di euro all’anno, colpendo in modo trasversale cittadini e imprese. L’aumento dei costi energetici potrebbe spingere l’inflazione oltre il 6%, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie e comprimendo ulteriormente la domanda interna. La crescita economica nazionale, già fragile, rischierebbe una flessione che noi stimiamo intorno al -0,6% del Pil. E in questo momento l’Italia non può davvero permetterselo”. 

Meloni: “Stiamo monitorando Hormuz” 

Ieri, durante il suo intervento alla Camera in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha detto: “Stiamo vagliando le ipotesi di risposta da parte iraniana. In particolare, stiamo monitorando Hormuz, uno stretto strategico per l’economia globale, capace di condizionare il prezzo del petrolio e dell’energia a livello mondiale”. 

Tajani: “La chiusura di Hormuz provocherebbe danni enormi per tutti i Paesi” 

Sempre nella giornata di ieri, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine del Consiglio Ue Esteri a Bruxelles, ha spiegato di aver espresso preoccupazione al ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, e di aver richiesto “di non intervenire con la chiusura di Hormuz, che potrebbe provocare danni enormi all’economia innanzitutto iraniana, ma anche a tutti gli altri Paesi, compresa la Cina”.

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