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Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli
Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli Getty images

Una svolta storica, invocata e attesa da anni dall’intero sistema, sancita con l’art. 8 del DL Omnibus approvato venerdì 20 giugno dal Consiglio dei Ministri. L’Italia d’ora in poi avrà l’IVA più bassa d’Europa per il commercio di opere d’arte, oggetti d’antiquariato e beni da collezione, passando dall’aliquota del 22% a quella del 5% (solo Cipro, Malta e Regno Unito applicano il 5% ma solo sulle importazioni). Scopriamo tutti i dettagli e cosa comporterà per il settore.

La nuova aliquota sulle opere d’arte

A presentare la nuova aliquota è stato lo stesso Ministro della Cultura, Alessandro Giuli: “Abbiamo introdotto l’IVA ridotta per la compravendita di opere d’arte, una misura attesa da tempo dagli operatori del settore che oggi è finalmente realtà. Con questa decisione il Governo pone fine a un’anomalia che ci rendeva meno attrattivi rispetto ad altri Paesi europei, dove già esistono regimi fiscali agevolati”. 

Il ministro Giuli, inoltre, ha posto l’accento sull’importanza di questa misura nel contesto continentale: “Da oggi possiamo tornare a competere ad armi pari, offrendo nuove opportunità a galleristi, antiquari, artisti, restauratori, trasportatori e studiosi. È un provvedimento che valorizza l’intero ecosistema dell’arte, uno dei presìdi più vitali della nostra identità culturale”. L’aliquota IVA sulle cessioni domestiche di oggetti d’arte effettuata da soggetti diversi dall’autore, dai suoi eredi o legatari passa dal 22% al 5%, diventando di fatto la più bassa dell'Unione Europea. 

Lo scenario attuale del mercato

Secondo un recente rapporto di Nomisma, analizzato dal Ministero della Cultura, il mercato italiano dell’arte ha sinora mostrato segni di sofferenza per via di un sistema fiscale gravato dall’aliquota IVA più elevata a livello comunitario, subendo la competizione di altre realtà europee, quali Francia e Germania, in cui dal 1° gennaio 2025 è stato introdotto un regime IVA agevolato per il settore (con aliquote rispettivamente al 5,5% e al 7%).

Prima di questa novità, in Italia, le opere d’arte prevedevano due aliquote: una, quella ordinaria fissata al 22%, prevista per tutti gli intermediari professionisti come gallerie e case d’asta; e una seconda agevolata al 10%, riservata alle opere che l’artista o i suoi eredi vendono direttamente al collezionista e alle importazioni, ovvero alle opere acquistate fuori dall’Unione.

Finora, quindi, molti acquirenti sia internazionali che italiani venivano scoraggiati dagli acquisti di opere d’arte in Italia, per via di una tassazione che finiva per far lievitare il prezzo dei singoli beni. La svolta è arrivata anche con la normativa europea entrata in vigore con la direttiva 542/2022 che, di fatto, punta a mettere ordine nella disparità dei trattamenti fiscali delle compravendite di oggetti d'arte e antiquariato.

Cosa cambierà con l’IVA al 5% sulle opere d’arte

L’abbassamento dell’IVA – sempre secondo Nomisma - potrebbe determinare una crescita del fatturato del comparto fino a 1,5 miliardi di euro nell’arco di tre anni, con un impatto economico complessivo stimato in 4,2 miliardi di euro. Al contrario, mantenendo l’aliquota al 22%, il settore rischiava di perdere fino al 28% del fatturato, con punte del -50% per le piccole gallerie e potenziali ripercussioni per tutti i professionisti coinvolti: antiquari, galleristi, case d’asta, collezionisti, restauratori, trasportatori specializzati, artigiani, assicuratori e artisti.

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