Commenti: 0

Le incombenze del mese di aprile ricadono su commercianti e professionisti, ma le possibili conseguenze sono affare di tutti i contribuenti. Il quarto anno di “spesometro” (in realtà lo strumento è stato introdotto a partire dall'esercizio 2010, ma per quell'anno e il successivo ci furono due consegne a breve distanza, gennaio e marzo 2012) vede un ulteriore allargamento, con le soglie “di interesse” che vengono a cadere per la maggior parte delle operazioni.

Quelle con obbligo di emissione di fattura devono essere segnalate tutte, qualunque sia il loro importo, all'Agenzia delle entrate. Dunque i possessori di partita Iva le devono trasmettere per via telematica, tramite apposito “Modulo di comunicazione polivalente”. Chi effettua la liquidazione mensile dell'Imposta sul valore aggiunto ha già dovuto provvedere entro il 10 aprile. Chi la versa trimestralmente ha tempo fino al 20 aprile. Chiudono la tripletta gli operatori finanziari, ai quali è lasciato tempo fino alla fine del mese.

A questi ultimi è rimesso il compito, dal quale sono dispensate le altre categorie, di trasmettere i dati relativi agli acquisti superiori ai 3.600 euro effettuati con moneta elettronica (carta di credito o bancomat che sia).

Anche con le nuove regole, questo limite ricorre spesso. È lo stesso, infatti, oltrepassato il quale va trasmessa all'Agenzia delle entrate la documentazione relativa ad acquisti che non richiedono l'emissione di fattura. E, ancora, quello passato il quale anche commercianti al dettaglio e operatori turistici debbono comunicare le loro vendite.

Del tutto esclusi da tali oneri burocratici rimangono, invece, coloro che aderiscono al regime dei minimi e, almeno ancora per quest'anno, le amministrazioni pubbliche, perché già oberate dal passaggio alla fatturazione elettronica e impegnate ad adeguare “infrastrutture informatiche, sistemi contabili e procedure interne per la ricezione e la contabilizzazione dei flussi elettronici di fatturazione, nonché per il versamento all’erario dell’Iva dovuta dai fornitori di beni e servizi”.

Esonerati sono anche tutti coloro che, in base a un articolo del cosiddetto “Decreto fare”, dal primo gennaio hanno optato per la trasmissione quotidiana al fisco, sempre per via telematica, delle fatture emesse e ricevute e dell’ammontare dei corrispettivi delle operazioni effettuate, non soggette a fatturazione.

Ma cosa fa l'Agenzia delle entrate con questa mole di dati ricevuti? Li inserisce nel cassetto fiscale dei contribuenti, per andare attraverso di essi a valutare la congruenza del tenore di vita mostrato con quello dei redditi dichiarati. Analogamente a quanto avviene per chi svolge un'attività autonoma con gli studi di settore, per qualsiasi tipo di soggetto di imposta si calcola, dunque, un reddito presunto. Ma, in questo caso, esso si basa sulle spese certamente effettuate.

Se quest'ultimo si dovesse discostare di più del 20% da quello dichiarato, parte una lettera in cui si chiede al contribuente di chiarire l’origine delle somme con le quali si sono effettuati certi acquisti. Prima dell’emissione di un avviso di accertamento, l’ufficio competente ha, dunque, l’obbligo di invitare il contribuente a fornire dati e notizie e, ove questi non dovessero essere sufficienti, di instaurare un procedimento di accertamento con adesione.

Vedi i commenti (0) / Commento

per commentare devi effettuare il login con il tuo account