Rientro dei capitali in contanti o nelle cassette di sicurezza oltre confine. È una delle vie della “pace fiscale” immaginata dal governo, che ipotizza l’introduzione di nuove norme sulla voluntary disclosure dei denari detenuti all’estero.
Nella prossima legge di bilancio potrebbe essere contenuto il versamento di una cedolare dal 15 al 20% (allineata alla flat tax) da versare per agevolare il rientro dei capitali custoditi all’estero dagli italiani senza ulteriori penali. Un provvedimento che si inserisce nella scia di altri provvedimenti simili già presi dai precedenti governi, e che hanno consentito, secondo Il Sole 24 Ore, maggiori entrate per l’erario pari a 5 miliardi di euro tra imposte e sanzioni.
Secondo il quotidiano finanziario, i patrimoni custoditi oltreconfine che non ricadono sotto la lente del fisco italiano ammonterebbero a circa 200 miliardi di euro, oltre ai circa 220 miliardi di patrimoni legalmente denunciati come patrimoni esteri indicati nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.
Quanto fatto rientrare in questo modo, secondo la proposta, dovrebbe poi essere obbligatoriamente investita in Piani individuali di risparmio di medio e lungo periodo (Pir), che assicurano uno sconto di imposta sulla plusvalenza se mantenuti in portafoglio per almeno 5 anni. A tale scopo verrebbe cancellato l’attuale tetto dei 30mila euro per anno e a differenza degli attuali piani potrebbe essere reintrodotta una tassazione sui rendimenti. Il gettito sarebbe destinato interamente a finanziare azioni di welfare per famiglie in difficoltà, nuova occupazione e reddito di cittadinanza.
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