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Il 2016 potrebbe portare qualche buona notizia sul fronte degli stipendi. Si stima infatti una crescita dell’1,5%. Secondo la previsione dell’Osservatorio Tower Watson sulle politiche retributive, il prossimo anno la busta paga potrebbe essere più sostanziosa del 2,6% rispetto al 2015. Un dato positivo, che tuttavia risulta in diminuzione rispetto alla crescita del 2,1% del 2015.

L’indagine ha preso in esame circa 500 aziende, prevalentemente medio-grandi e appartenenti a tutti i principali settori industriali, e (al netto dell’inflazione) ha stimato che la crescita reale dei salari sarà di un punto e mezzo.

La ricerca afferma: “Nel 2015 la crescita delle retribuzioni in Italia si è mantenuta intorno al 2,5%, dato consolidato negli ultimi anni, analogo a quello della Francia, ma inferiore rispetto a Regno Unito (2,8%) e superiore a Irlanda (2,4%) e Germania e Spagna (2,3%). Per il prossimo anno le previsioni sono assolutamente in linea con questo trend. La crescita reale media delle retribuzioni nell’area EMEA è prevista intorno all’1,6%, con una punta del 2,1% per la Svizzera (altri Paesi in forte crescita come la Turchia rileverebbero un aumento inferiore all’1%)”.

Soffermandosi sugli stipendi di dirigenti e middle manager, l’indagine evidenzia che “nel nostro Paese il compenso medio è di 78mila euro per la parte fissa, più un 15% di retribuzione variabile, livello sostanzialmente in linea con quello degli omologhi francesi (i transalpini guadagnano mediamente il 3,2% in più) e superiore a quello degli spagnoli (+9,3%) e portoghesi (+19,2%)”.

Aggiungendo: “Il confronto con le altre grandi economie del Vecchio continente risulta invece penalizzante: dirigenti e middle manager italiani guadagnano in media il 17,6% in meno dei pari ruolo britannici e quasi un quarto in meno nel confronto con i tedeschi (il 23,4% per la precisione). Livelli retributivi più elevati sono anche registrati presso le aziende austriache (+19,6% sugli italiani), belghe (+18,5%) e olandesi (+16,5%)”.

Analizzando i settori merceologici, i maggiori incrementi salariali dovrebbero riguardare chi lavora nella finanza (+2,9%), grazie al miglioramento dei conti da parte degli istituti bancari dopo la lunga stagione delle ristrutturazioni, e nel comparto media e intrattenimento (+2,8%), uno dei più penalizzati negli ultimi anni. Il trend si annuncia, invece, meno incisivo nel segmento energy e nel largo consumo (+2,5%), nel settore Retail/Grande Distribuzione (che segna l'incremento inferiore, 1,9%), mentre il settore Chimico dovrebbe segnare un +2,2%.

Un altro dato interessante fa riferimento alla gavetta. A tal proposito, in Italia emerge “un sensibile divario tra le retribuzioni di ingresso rispetto alle politiche praticate agli altri Paesi europei:  -70% rispetto alla Germania, -44% rispetto all’Austria, -38% rispetto al Belgio, -24% rispetto alla Francia, -55% rispetto all’Inghilterra. Peggiori dell’Italia solo Spagna e Portogallo”.

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