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3 Risposte:
Ritengo che il contratto concordato preveda l' aumento istat.
Solo se il proprietario decide di sottoporsi alla tassazione irpef ricorrendo alla "cedolare secca" allora l' inquilino avrà diritto alla mancata applicazione dell' adeguamento istat annuale a prescindere che il contratto sia concordato o meno.
Il prpprietario, tuttavia, potrà decidere di ritornare alla tassazione irpef usuale ed in tal caso decade per l' inquilino il vantaggio dell' esenzione per l' adeguamento istat annuale.
Detto così, la risposta è corretta solo in parte. Il contratto a canone concordato prevede, ai sensi dell’art. 2, comma 3, legge 431/1998, l'aumento ISTAT nella misura massima del 75%. Si prende in considerazioneil dato istat del mese precedente a quello di decorrenza del contratto. Questo se il proprietario ha deciso di far tassare il reddito derivante dall'immobile, sommandolo ad altri eventuali rediti, al regime irpef. Se opta invece per la "cedolare secca" paga il 19% del reddito derivante dall'affitto e l'inquilino realizza il vantaggio economico di non dover subire l'aumento istat ogni anno. Questo finchè il proprietario non dovesse decidere di ritornare alla tassazione irpef. Informazioni più precise si possono ottenere presso le agenzie immobiliari "solo affitti".
C'è proprio scritto sul contratto di 3 + 2 anni che c'è l'adeguamento Istat che comunque può essere fatto o non fatto dal proprietario è a sua duiscrezione.
Anche per i contratti per studenti, se hanno una durata di più di un anno può essere fatto l'adeguamento istat.
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