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Purplebricks lascia l'Australia GTRES

Purplebricks, broker real estate basato in Uk, chiude le attività in Australia. Sarà presto anche il turno degli Usa?

La multinazionale immobiliare ha annunciato la chiusura della sede australiana dopo soli due anni e mezzo dall’apertura e, nonostante il successo del lancio del brand negli Stati Uniti, potrebbe presto decidere di ritirarsi anche da quel mercato.

“Sono stati fatti ottimi progressi nel lancio del brand negli Usa, ma il CdA ha materialmente tagliato gli investimenti in marketing per ridurre le spese a livelli sostenibili iniziando una revisione delle strategie, - si legge in una nota emanata da Purplebricks. – Il management propone quindi di esaminare varie opzioni per la prossima fase di crescita che prevedano una maggiore efficienza nei costi, incluso il considerare le opportunità e i rischi associati alla riduzione del business negli Stati Uniti”.

Purplebricks è entrata nel mercato americano, inizialmente a Los Angeles, alla fine del 2017. L’espansione è proseguita in California, New York, Connecticut, Nevada, Arizona, Florida e New Jersey. Nonostante ciò, tuttavia, la società ha avuto difficoltà finanziarie con i Ceo americano e britannico che hanno lasciato Purplebricks in febbraio e il taglio della guidance in bilancio. Secondo Bloomberg il titolo in Borsa ha ceduto il 65% in un anno alla Borsa inglese.

La strategia di Purplebricks si impernia negli Usa su diverse tariffe applicate a diversi mercati, oltre che su una politica di prezzi basata sul raggiungimento di obbiettivi (in altre parole, il proprietario di casa paga la fee solo nel momento in cui la casa effettivamente viene venduta). Una strategia che si è rivelata meno rivoluzionaria del previsto, generando meno introiti rispetto alla spesa in marketing per il lancio del brand.

Secondo Paul Pindar (presidente non esecutivo della compagnia) il problema è stato la troppo rapida espansione della società e le conseguenti politiche di spesa. “Col senno di poi, il tasso di espansione geografica è stato troppo rapido – sostiene Pindar in una nota, - e di conseguenza la qualità dell’espansione ne ha risentito. Impareremo da questo errore e non lo ripeteremo”.

L’ultima mossa di Purplebricks, come detto, è stata la chiusura delle attività in Australia, anche a causa della locale situazione di mercato. “Durante i due anni e mezzo di attività in Australia – si legge in una nota societaria, - le condizioni di mercato sono divenute sempre più difficoltose, il che, insieme ad alcuni errori di strategia, è risultato in un business non così performante come previsto”. Di conseguenza, il Consiglio di amministrazione ha deciso che le prospettive di redditività in Australia non giustificavano ulteriori investimenti, scegliendo di lasciare il mercato con effetto immediato.

Michael Bruce, fondatore di Purplebricks e Ceo globale, con delega al mercato Americano, farà un passo indietro per cedere il posto a Vic Darvey. “Guardando avanti, - ha dichiarato quest’ultimo, - abbiamo una visione molto chiara dei passi da compiere per crescere, partendo dai mercati britannico e canadese che godono di posizioni di leadership. Inoltre, - ha aggiunto Darvey, - abbiamo compiuto significativi passi avanti nel costruire un brand rivoluzionario negli Usa e ci proponiamo, nel rivedere la nostra strategia, di intraprendere una nuova fase di maggior efficienza e controllo dei costi”.

I prossimi risultati finanziari di Purplebricks verranno diffusi il prossimo 3 luglio.

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