Con l'approvazione della legge di stabilità, la partita sulla casa è lungi dall'essere chiusa. È previsto a breve un decreto che innalzerà l'aliquota tasi al 3,5 per mille, il che secondo confedilizia, permetterà ai proprietari- in base a quanto stabilito per legge- di far lievitare anche gli affitti a canone concordato
La legge di stabilità prevede che l'aliquota massima applicabile dal comune sia del 2,5 per mille. Ma questo non è sufficiente per i comuni e il governo ha già fatto sapere che a breve interverrà per aumentare il tetto massimo fino al 3,5 per mille per le prime abitazioni e fino all'11,6 per la somma di imu e tasi sulle seconde case. Se già la cgia di mestre aveva messo in guardia contro i possibili rincari per i contribuenti, adesso a lanciare l'allarme è confedilizia che afferma che se così sarà in base a quanto stabilisce la legge i proprietari potranno richiedere l'aumento degli affitti a canone concordato
"Non è ancora arrivata alcuna smentita, neppure durante la conferenza stampa del presidente del consiglio di fine anno - afferma il presidente di confedilizia corrado sforza fogliani - sul fatto che il governo abbia accettato la proposta del renziano ministro delrio di portare l'aliquota dell'imu bis dal 2,5 al 3,5 per mille e di innalzare dal 10,6 all'11,6% l'aliquota massima per la somma di imu e imu bis. Fatti i calcoli, questi nuovi aumenti, aggiunti a quelli della legge di stabilità, configurano la condizione richiesta per l'aumento dei canoni dei contratti di locazione concordati previsto dall'apposito decreto ministeriale. Analogamente per il ccnl dei dipendenti dalla proprietà edilizia che confedilizia stipula e i cui salari sono stati stabiliti prima di questi nuovi aumenti della fiscalità immobiliare''
Visto che gli aumenti servirebbero a finanziare le detrazioni applicate dai comuni, confedilizia propone risorse alternative ''risorse disponibili per 500 milioni all'anno (calcolati dalla commissione ceriani) in una sacca di privilegio per il trattamento fiscale di una speciale specie di società immobiliari, per le cooperative immobiliari e per fondi immobiliari bancari. A queste risorse potrebbero aggiungersene altre con una piccola diminuzione delle agevolazioni per 36 miliardi di cui godono le imprese, agevolazioni calcolate dal rapporto giavazzi e dichiarate nello stesso eliminabili per 10 miliardi''
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