A Firenze (181%), Milano (174%) e Bologna (139%) l’offerta è quasi triplicata
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Da marzo aumenta del 31% l’offerta di case in affitto
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Le persone che sono alla ricerca di una casa in affitto hanno ampia scelta in questo particolare momento storico nel nostro Paese. È quanto risulta da uno studio pubblicato dal portale immobiliare idealista, secondo il quale il numero di case in affitto è cresciuto del 31,2% dall'inizio della pandemia a ottobre.

La spiegazione di questo significativo aumento dello stock può essere principalmente attribuita al blocco causato dal confinamento, quando per 3 mesi quasi nessuna operazione di locazione è stata chiusa e le case si sono accumulate nel database di idealista. Tale processo di si è avvertito in modo più clamoroso nei mercati più dinamici, in cui la rotazione delle case era molto più alta, mentre i mercati provinciali con poco movimento hanno sentito a malapena l’interruzione dovuta al confinamento.

Va inoltre tenuto conto di come i principali mercati turistici e le aree universitarie abbiano aggiunto alla loro offerta standard del periodo, immobili rivolti al mercato turistico e appartamenti destinati alla condivisione.

Il rinvio del processo decisionale e il mutamento dell'interesse della domanda, dai centri delle grandi città alla periferia e alle aree rurali, ha rallentato la velocità di assorbimento dello stock abitativo disponibile.

Variazione dell'offerta a livello regionale

Nonostante il significativo aumento a livello nazionale, l'accumulo di alloggi in affitto è stato più marcato nelle regioni del Nord dove la prima ondata pandemica e la successiva hanno prodotto un incremento dell’offerta che ha toccato il 79,4% in Lombardia a ottobre, seguita da Veneto (62,1%), Emilia Romagna (55,2%) e Trentino Alto Adige (54,8%).

Abruzzo e Valle d’Aosta sono le uniche regioni in controtendenza, con meno case in locazione, (con una diminuzione) rispettivamente del 5,8% e del 5,1% rispetto a marzo scorso. L’aumento di stock va più a rilento al Sud, dove tutte le regioni sono racchiuse in una forchetta che va tra lo 0,8% della Sicilia e il picco del 19,5% della Calabria.

L’offerta nei capoluoghi

In 4 capoluoghi italiani su 5 la crisi pandemica ha provocato un incremento di prodotto disponibile superiore a quello di marzo. L'aumento maggiore spetta a Venezia dove le case che un utente trova sono il 309% in più rispetto a prima della pandemia, che ha prodotto lo stravolgimento di un mercato costituito prevalentemente di affitti di breve periodo.

A ogni modo l’offerta di case sfitte è triplicata a Trento (202,2%), mentre è più che raddoppiata in altre 11 città, comprese in una forchetta che va dal 196,1% di Ferrara al 104,1% di Siena, passando per gli incrementi anomali di Firenze (181,1%), Milano (174,5%) e Bologna (138,7%). Tutti i grandi centri comunque vedono un aumento esponenziale dell’offerta, fra questi si segnalano i rimbalzi di Verona (88,8%), Roma (64,9%) e Napoli (58,4%).

All’opposto sono solo 17 i centri dove l’offerta disponibile è in diminuzione rispetto a marzo, con gli scarti maggiori a Crotone (-33,8 punti percentuali), seguita da Piacenza (-30,3%), Pistoia (-30,2%), Mantova (-26,8%) e Asti (-25,2%).

Gli aumenti più contenuti si sono verificati a Genova (1,1%), Terni (2,6%), Verbania (3,1%), Viterbo (7,9%) e Taranto (8,4%).

 

 

 

 

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