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Solo la collaborazione tra colleghi salverà il mercato immobiliare
GTRES

Sono i grandi problemi del paese a condizionare direttamente il mercato immobiliare, come l’incertezza lavorativa, la difficoltà di accesso al credito e non ultima l’instabilità politica. Anche se oggi qualche segnale di ripresa si avverte "è la solidarietà, la condivisione tra colleghi l’ingrediente fondamentale di questi tempi duri". Chi si isola è destinato a perdere. A dirlo è Roberto gallinari di studio orefici, agenzia attiva a Milano dal 1980 con immobili sia in città sia nell’hinterland a sud ovest, intervistato da idealista news

Cominciamo dal mercato degli affitti, sempre molto vivo a Milano. Come sta andando?

Le locazioni non hanno sentito crisi, anzi in qualche caso sono state anche l’ancora di salvataggio per quanti cercavano un appartamento, ma non potevano offrire le garanzie per comprarlo. E questo vale ormai anche per molte coppie, che con poca liquidità a disposizione sono costrette a locare

Ci lascia intendere che le compravendite non vanno altrettanto bene. È così?

Anche chi era deciso per l’acquisto, spesso lo rimanda per il posto di lavoro a rischio o magari perché è in arrivo un bambino: ho diverse testimonianze in merito, una volta ci si indebitava fino al midollo per comprarsi una casa più bella, mentre oggi si pensa a tenersi quella che si ha. Almeno si sono abbassati i prezzi, e con percentuali impensabili fino a poco tempo fa

Di quanto?

 Tra il prezzo richiesto dal proprietario e quello con cui si chiude la trattativa lo scarto è del 15%, in certi casi addirittura del 20%.  E spesso l’accordo si chiude solo per la forte motivazione dell’acquirente

Insomma, un cambiamento radicale

È mutato il sentiment che c’è alla base delle trattative, ora dominato da un senso di incertezza, e non riguarda solo le persone più in difficoltà, come le fasce di acquisizione tra i 120 e i 170 mila euro con mutuo almeno all’80%. Oggi ad avere problemi sono anche i proprietari in cerca di una casa a patto di riuscire a vendere la vecchia, e per due motivi: hanno difficoltà a trovare acquirenti ma anche a decidere qual è il tipo di immobile che fa al caso loro, visto il surplus di offerta rispetto alla domanda che caratterizza la piazza milanese

Come ha affrontato questi anni difficili per il business? avete cambiato qualcosa?

Questi anni difficili ci hanno portato a lasciare la  vecchia impostazione di difesa del proprio “orticello” per sposare un approccio più collaborativo. Il collega va visto come una risorsa e non come una minaccia. Noi siamo sempre stati a favore della collaborazione, ad esempio aderendo a piattaforme di condivisione. Oggi è più importante che mai incontrare altri colleghi e condividere esperienze e idee, e gli strumenti informatici a disposizione ci aiutano molto

In che senso?

Oggi è inutile pensare di aspettare che i clienti vengano in agenzia, spesso bisogna andarseli a cercare e bisogna lavorare sui contatti. Questo approccio a Milano funziona bene, ma fuori città è diverso: in molti resiste il concetto di difesa del territorio e non sono disposti ad aprire il proprio portafoglio clienti ai colleghi

Inoltre il lavoro ci porta sempre più fuori dai confini nazionali e dobbiamo imparare a interagire con mondi diversi dal nostro. Cresce anche la figura del consulente: una volta che riesci a ottenere la fiducia di un cliente, quello è un patrimonio: va portato a casa ma anche gestito in un certo modo

Qual è la tipologia di immobile più richiesta?

Per quanto riguarda l’hinterland a sud ovest della città, è considerata appetibile la nuova costruzione in classe a, ma per molte tasche ancora troppo costosa

Fino al 2007 la maggior parte delle richieste si orientavano sulla casa funzionale ma anche “scenica”. Ad esempio andava di moda l’appartamento su due livelli (duplex) abbinato al locale cantinato e al sottotetto (chiamato erroneamente mansarda), mentre oggi questa soluzione non ha mercato. Il cliente si è spostato sull’attico, il classico monolivello con bagno e cucina a vista

E a Milano?

In città invece emerge un quasi totale disinteresse nei confronti dei loft. Il più richiesto è il bilocale o trilocale con caratteristiche ben definite, si tende a escludere la casa poco luminosa  in piani rialzati, anche se conveniente. E soprattutto il cliente oggi fa i conti con tutte le spese: una differenza di soli 500- 700 euro all’anno sulle spese condominiali, oggi può determinare il veto su un possibile acquisto.

La casa più diffusa è il trilocale di piccola metratura (70-80 mq), che in realtà è più un ibrido tra bilo e trilo, ma è anche la più difficile da collocare perché ce ne sono troppi

 Il web è stata una rivoluzione ed è ormai da tempo al centro del vostro mondo. In che modo l’on line potrebbe essere migliorato?

Il mio auspicio è che il web possa portare sempre di più il cliente a informarsi a dovere prima del contatto con l’agenzia. Non parlo di superficiali analisi di mercato, ma di una maggiore cultura all’acquisto dell’ immobile, infatti il cliente tipo di una casa non è quasi mai “educato” all’acquisto: di solito ci si limita a guardare siti e portali confrontando gli appartamenti in base a dati superficiali come la zona, il prezzo e i metri quadri. I portali non offrono quasi mai le informazioni tecniche dettagliate, necessarie per farsi un’idea del reale valore della casa

Come immagina il futuro? il lavoro ripartirà?

Abbiamo visto qualche timido segnale a partire da maggio, alcune trattative fanno ben sperare e spero che la ritrovata stabilità politica porti stabilità anche al nostro settore. Prima, però, si deve consolidare la certezza lavorativa, altrimenti non si esce dallo stallo.

Sento di dire anche che in expo 2015 non vedo la svolta, se non per alcune locazioni di breve durata. Piuttosto che tenersi un inquilino per pochi mesi, considerato un limite alla possibilità di vendita, molti operatori preferiranno tenersi le case vuote. È un vecchio problema italiano: siamo il paese con più proprietari di prima casa al mondo, e non siamo disposti a compromessi

Scritto da mtodarello

 

 

 

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