In occasione dell’inaugurazione della mostra per i 110 anni di Salini Impregilo, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha riproposto il Ponte di Messina. Parlando ai costruttori, ha lanciato la sfida e ha detto: “Noi siamo pronti: abbiamo dimostrato che poche cose ci fanno paura. Se voi siete in grado di portare le carte e sistemare ciò che è fermo da dieci anni, noi lo sblocchiamo”. Ma sul Corriere della Sera, Sergio Rizzo ha evidenziato tutti i problemi legati al progetto.
Partendo da Vincenzo Fortunato, che da tre anni fa il liquidatore della società Stretto di Messina. Un incarico affidatogli da Enrico Letta con un decreto dove c’era scritto che per smantellare la società pubblica che avrebbe dovuto gestire la realizzazione del Ponte non avrebbe dovuto impiegare più di un anno. Secondo il decreto tutto doveva essere finito entro il 15 aprile 2014.
Un termine difficile da rispettare. Tra le altre cose, infatti, c’è una causa per risarcimento danni con le imprese aggiudicatrici dell’appalto riunite nel consorzio Eurolink guidato da Impregilo. Si parla di una cifra pari a 790 milioni di euro più gli interessi. Somma alla quale si devono poi aggiungere i 350 milioni già spesi in trent’anni per il funzionamento della società e i progetti dell’opera.
La storia complicata del progetto per il Ponte di Messina ha radici lontane, come ricorcato dallo stesso Rizzo. Nel 1992, in campagna elettorale, Bettino Craxi promette che tornando a Palazzo Chigi costruirà il Ponte. Ma scoppia Tangentopoli. Passa il tempo e due anni più tardi tocca a Silvio Berlusconi, che però archivia il progetto. Nel 1996 Romano Prodi è tentato, ma nell’Ulivo sono quasi tutti contrari. Nel 2001 il progetto del Ponte riparte e prima di andarsene Berlusconi firma il contratto con l’Impregilo. Ma nel 2006 con il Prodi bis l’opera viene fermata. Ma meno di due anni dopo, torna Berlusconi e il Ponte ritorna.
Nel 2011, però, passa in Parlamento una mozione, appoggiata dallo stesso governo Berlusconi, che toglie i soldi al progetto. Con la crisi finanziaria e l’arrivo di Mario Monti il general contractor viene messo con le spalle al muro per decreto e il contratto decade. Il 15 aprile del 2013 lo Stretto di Messina finisce in liquidazione. Il decreto dovrebbe limitare i danni a 300 milioni di risarcimento possibile, più i 350 spesi. Ma la causa miliardaria parte ugualmente e adesso lo Stato rischia di pagare un salasso per un’opera che non c’è. Molti, così, hanno letto le parole di Renzi come un invito a ritirare la causa se vengono riaperti i cantieri.
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