Nel 2016 il reddito netto a disposizione delle famiglie ha segnato un -10% rispetto a quello del 2005. Lo ha evidenziato uno studio dell’Ocse, nel quale l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico si è domandata “Come va la vita?” nei 35 Paesi membri. Dall’indagine è emerso che, a livello generale, l’Italia non eccelle.
Il nostro Paese è sotto la media per sistema di educazione, competenze, qualità della vita e soddisfazione nei confronti dell’esistenza che si conduce. Va bene invece sul piano del sostegno sociale: il 91% della popolazione riconosce di avere amici o parenti su cui poter contare in caso di difficoltà, contro una media dei Paesi Ocse pari all’89%.
Negli ultimi dieci anni la soddisfazione sulla vita nel Paese è diminuita gradualmente: da una valutazione di 6,7 (su una scala da 1 a 10) è scesa al 5,9. A pesare il calo del reddito, la maggiore insicurezza del posto di lavoro e l’aumento delle spese, la crescita delle disparità e la sensazione di non incidere per nulla in quello che fa il governo.
A destare grande preoccupazione è la precarietà del mercato del lavoro. La disoccupazione di lungo termine è peggiorata dal 2007, toccando il picco del 7,8% nel 2014. Ma non solo. Lo stress da lavoro riguarda il 40% circa dei lavoratori dipendenti (media Ocse 36,9%) e il salario lordo medio di un dipendente è di 35.400 dollari, sotto la media Ocse pari a 44.300.
Particolari difficoltà sono incontrate dai giovani. Se in quasi tutti i paesi dell’Ocse i giovani sono svantaggiati sul mercato del lavoro rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, in Italia questo divario è particolarmente rilevante. Basta considerare che la disoccupazione tra i giovani è tre volte superiore a quella delle persone di mezza età.
Forti inoltre le disparità e ancora evidente il gender gap. Lo studio ha messo in evidenza che il 20% più ricco della popolazione ha un reddito medio di sei volte superiore al 20% più povero. Le donne hanno il 15% in più di possibilità di essere disoccupate rispetto agli uomini e se hanno un lavoro è più probabile del 75% che sia un impiego poco pagato. Le donne hanno poi meno tempo per il divertimento e la cura personale rispetto agli uomini.
Sul fronte dell’equilibrio tra vita e lavoro, la quota di dipendenti che dedicano all’occupazione almeno 50 ore a settimana è diminuita di 1,5 punti percentuali nell’ultimo decennio, una flessione più consistente rispetto al calo dello 0,9% registrato in media tra i Paesi Ocse.
Per quanto riguarda il reddito, nel 2016 il reddito netto a disposizione delle famiglie ha segnato un -10% rispetto a quello del 2005. Dopo alcuni lievi guadagni nel periodo dal 2005 al 2009, il reddito degli italiani era tornato a calare negli anni della crisi: ha cominciato a riprendersi solo nel 2015. La ricchezza netta delle famiglie è diminuita del 18%, in termini reali, tra il 2010 e il 2014.
Nel 2016 il Paese si è posizionato al terzo posto in classifica per aspettativa di vita alla nascita, e il 66% degli italiani ha considerato il proprio livello di salute “buono” o “molto buono”. Il grado di soddisfazione degli italiani nei confronti dell’esistenza che conducono è però diminuito gradualmente negli ultimi 10 anni: da una media di 6,7 a 5,9 (parametro misurato su una scala 0-10).
E’ cresciuta la spesa delle famiglie per l’abitazione. In particolare, la spesa delle famiglie per coprire i costi dell’abitazione (in proporzione al reddito disponibile) è passata dal 21% nel 2005 al 24% nel 2014: è uno degli aumenti più considerevoli registrati in ambito Ocse. Anche la quota delle famiglie prive di servizi sanitari di base è salita, passando da 0,2% a 0,7%.
Sul fronte dell’ambiente, la soddisfazione degli italiani per la qualità dell’acqua locale è diminuita leggermente negli ultimi anni. Tra il 2005 e il 2013, l’esposizione all’inquinamento atmosferico PM2.5 è aumentata in maniera moderata (del 3%), rimanendo tuttavia al di sopra della media dell’Ocse.
Nei confronti della politica, infine, gli italiani provano un senso di frustrazione. Dall’indagine Ocse è emerso che in Italia solo il 18% riferisce di avere voce in capitolo su quello che fa il governo, contro il 33% medio. La partecipazione al voto nelle elezioni è passata dall’84% del 2006 al 75% del 2013, scendendo ancora negli anni successivi. Alla domanda se la corruzione sia diffusa nel governo, l’89% degli interpellati in Italia ha risposto di sì contro il 56% medio Ocse. Solo il 27% degli italiani nel 2014-16 diceva di avere fiducia nel governo, uno dei dati più bassi dell'Ocse (media 38%).
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