Qualche giorno fa un articolo di Bloomberg ha dipinto un quadro non propriamente roseo sulle intenzioni dell’esecutivo giallo-verde, che ora dopo ora prende sempre più corpo. E ha acceso i riflettori, in particolare, sul rapporto tra il nostro Paese e l’Unione europea.
Intanto, nel pomeriggio di ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affidato l’incarico di formare il governo a Giuseppe Conte, che ha accettato con riserva. Partono, dunque, le consultazioni con le forze politiche in Parlamento.
Al termine dell’incontro, durato quasi due ore, con Mattarella, il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte ha detto: “Sono professore e avvocato, ho perorato cause di varie persone e ora difendo l’interesse degli italiani in tutte le sedi Ue e internazionali dialogando con le istituzioni Ue e con gli altri Paesi. Mi propongo di essere l’avvocato difensore del popolo italiano. Fuori da qui c’è un Paese che attende la nascita di un esecutivo e attende risposte, quello che si appresta a nascere sarà il governo del cambiamento”. Ma in attesa dello scioglimento della riserva, cosa si dice oltre i confini nazionali?
L’articolo pubblicato da Bloomberg non lascia spazio all’immaginazione: “Il nuovo governo che finalmente prende forma in Italia è una delle più bizzarre coalizioni che si possano immaginare e una combinazione piuttosto efficace se l’obiettivo era sabotare l’Unione europea”. E parla di una situazione che potrebbe essere peggiore della Brexit per l’Ue.
“I partner della coalizione – si legge ancora – sono differenti per molti aspetti, ma si uniscono su temi relativi all’immigrazione, alla critica verso la politica e all’antipatia per l’Ue”.
Viene poi posto l’accento su quanto contenuto nel programma redatto dalle due forze politiche, sottolineando che “combina le ambizioni di spesa elevata della sinistra con le ambizioni di bassa imposizione fiscale della destra”, non scoraggiandosi per l’attuale indebitamento dell’Italia (130% del prodotto interno lordo). A preoccupare, in particolar modo, è l’intenzione di rivedere la struttura della governance economica europea, ma anche la politica in materia di immigrazione e gli accordi dell’Ue sulla riforma bancaria.
L’articolo sottolinea che un’eventuale decisione dell’Italia di abbandonare il progetto europeo potrebbe essere più pericolosa rispetto alla Brexit e questo perché il nostro Paese è più saldamente integrato, è parte della zona euro e membro principale del progetto europeo.
“A differenza della Grecia – viene spiegato – è troppo grande da ignorare o sottomettere. Ha enormi problemi economici e finanziari irrisolti: condizioni di vita depresse, elevata disoccupazione e un fragile sistema bancario, oltre a un debito pubblico paralizzato - e se dovesse verificarsi una nuova crisi economica o finanziaria, il danno sarebbe difficile da confinare in Italia”. A destare preoccupazione è la volontà di ignorare impegni considerati ingiustificati.
L’articolo, poi,sottolinea che potrebbe non accadere nulla di tutto ciò, che la coalizione potrebbe crollare o vedere i suoi piani neutralizzati da lotte intestine o interventi presidenziali. Ma aggiunge anche che si dovrebbe essere cauti riguardo a tali previsioni. Il nuovo disincanto dell’Italia nei confronti dell’Europa fa scattare il campanello d’allarme.
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