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Il governo giallo-verde non vedrà la luce. Domenica 27 maggio 2018, dopo aver incontrato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, ha rimesso il mandato. E il capo dello Stato ha convocato al Quirinale l’economista Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, conferendo a lui l’incarico di formare il governo.

Il no di Mattarella

Mattarella ha detto il suo deciso “no” al nome dell’economista Paolo Savona indicato come possibile ministro dell’Economia. Nel discorso pronunciato in seguito all’incontro con Conte, il presidente della Repubblica ha detto: “Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell’Economia. La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari. Ho chiesto, per quel Ministero, l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l’accordo di programma. Un esponente che – al di là della stima e della considerazione per la persona – non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell’Italia dall’euro. Cosa ben diversa da un atteggiamento vigoroso, nell’ambito dell’Unione europea, per cambiarla in meglio dal punto di vista italiano. A fronte di questa mia sollecitazione, ho registrato – con rammarico – indisponibilità a ogni altra soluzione, e il Presidente del Consiglio incaricato ha rimesso il mandato”.

L’incarico a Cottarelli

E mentre si è sollevata l’ira di Matteo Salvini, leader della Lega, e di Luigi di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, con i pentastellati e Fratelli d’Italia che hanno ventilato l’ipotesi di impeachment per la massima carica dello Stato, il Colle ha convocato Carlo Cottarelli, per assegnare a lui un nuovo incarico. Se non dovesse ottenere la fiducia dal Parlamento, il Paese andrebbe a nuove elezioni, dopo il mese di agosto.

Già sono circolati alcuni possibili nomi di quello che dovrebbe essere un esecutivo di servizio: Raffaele Cantone, Paola Severino, Francesco Paolo Tronca.

La reazione dei mercati

Ma questa mattina come hanno aperto i mercati? Come sottolineato dal quotidiano La Repubblica, la situazione politica italiana domina la scena anche sui mercati finanziari internazionali. Le reazioni degli investitori sono improntate al nervosismo. Nelle prime battute ha dominato l’effetto distensivo dato dal fatto che, per ora, si è smontata la concreta ipotesi di un governo Lega-M5S. L’euro si è rafforzato e ha aperto in rialzo.

Per quanto riguarda lo spread tra Btp e Bund tedeschi, secondo la piattaforma Bloomberg è crollato in apertura di giornata a 190 punti base, ma poi è salito in area 200 punti e si avvia verso quota 210. Il calo del differenziale ha spinto inizialmente i titoli delle banche, che hanno trascinato Piazza Affari, reduce da una settimana da peggiore in Europa. Ma la fiammata è durata poco: dopo aver sfiorato il +2%, il Ftse Mib si è sgonfiato e a metà mattina ha eroso tutti i guadagni oscillando sulla parità.

Il discorso di Sergio Mattarella

Di seguito le parole pronunciate dal presidente della Repubblica dopo l'incontro con Giuseppe Conte.

“Dopo aver sperimentato, nei primi due mesi, senza esito, tutte le possibili soluzioni, si è manifestata – com’è noto – una maggioranza parlamentare tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega che, pur contrapposti alle elezioni, hanno raggiunto un’intesa, dopo un ampio lavoro programmatico.

Ne ho agevolato, in ogni modo, il tentativo di dar vita a un governo. Ho atteso i tempi da loro richiesti per giungere a un accordo di programma e per farlo approvare dalle rispettive basi di militanti, pur consapevole che questo mi avrebbe attirato osservazioni critiche. Ho accolto la proposta per l’incarico di presidente del Consiglio, superando ogni perplessità sulla circostanza che un governo politico fosse guidato da un presidente non eletto in Parlamento. E ne ho accompagnato, con piena attenzione, il lavoro per formare il governo.

Nessuno può, dunque, sostenere che io abbia ostacolato la formazione del governo che viene definito del cambiamento. Al contrario, ho accompagnato, con grande collaborazione, questo tentativo; com’è del resto mio dovere in presenza di una maggioranza parlamentare; nel rispetto delle regole della Costituzione.

Avevo fatto presente, sia ai rappresentanti dei due partiti, sia al presidente incaricato, senza ricevere obiezioni, che, per alcuni ministeri, avrei esercitato un’attenzione particolarmente alta sulle scelte da compiere.

Questo pomeriggio il professor Conte – che apprezzo e che ringrazio – mi ha presentato le sue proposte per i decreti di nomina dei ministri che, come dispone la Costituzione, io devo firmare, assumendomene la responsabilità istituzionale. In questo caso il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia, che non ha mai subito, né può subire, imposizioni. Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell’Economia.

La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari. Ho chiesto, per quel Ministero, l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l’accordo di programma. Un esponente che – al di là della stima e della considerazione per la persona – non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell’Italia dall’euro. Cosa ben diversa da un atteggiamento vigoroso, nell’ambito dell’Unione europea, per cambiarla in meglio dal punto di vista italiano. A fronte di questa mia sollecitazione, ho registrato – con rammarico – indisponibilità a ogni altra soluzione, e il Presidente del Consiglio incaricato ha rimesso il mandato.

L’incertezza sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread, giorno dopo giorno, aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato per nuovi interventi sociali. Le perdite in borsa, giorno dopo giorno, bruciano risorse e risparmi delle nostre aziende e di chi vi ha investito. E configurano rischi concreti per i risparmi dei nostri concittadini e per le famiglie italiane. Occorre fare attenzione anche al pericolo di forti aumenti degli interessi per i mutui, e per i finanziamenti alle aziende. In tanti ricordiamo quando – prima dell’Unione Monetaria Europea – gli interessi bancari sfioravano il 20 per cento.

E’ mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri – che mi affida la Costituzione – essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani. In questo modo, si riafferma, concretamente, la sovranità italiana. Mentre vanno respinte al mittente inaccettabili e grotteschi giudizi sull’Italia, apparsi su organi di stampa di un paese europeo. L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea, e ne è protagonista.

Non faccio le affermazioni di questa sera a cuor leggero. Anche perché ho fatto tutto il possibile per far nascere un governo politico. Nel fare queste affermazioni antepongo, a qualunque altro aspetto, la difesa della Costituzione e dell’interesse della nostra comunità nazionale. Quella dell’adesione all’Euro è una scelta di importanza fondamentale per le prospettive del nostro Paese e dei nostri giovani: se si vuole discuterne lo si deve fare apertamente e con un serio approfondimento. Anche perché si tratta di un tema che non è stato in primo piano durante la recente campagna elettorale.

Sono stato informato di richieste di forze politiche di andare a elezioni ravvicinate. Si tratta di una decisione che mi riservo di prendere, doverosamente, sulla base di quanto avverrà in Parlamento. Nelle prossime ore assumerò un’iniziativa”.

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