Nell’ambito della lotta all’evasione fiscale, l’Agenzia delle Entrate ha annunciato nuove verifiche a tappeto per il controllo delle partite Iva, concentrandosi sulla ricerca di quelle “apri e chiudi”. Sono stati specificati criteri e modalità di controllo e di analisi del rischio per verificare i dati forniti dai contribuenti per il rilascio di nuove posizioni. Scopriamo cosa si rischia, quali sono le sanzioni previste e chi potrebbe finire sotto la lente di ingrandimento.
Controllo partite Iva, focus sulle nuove aperture
A partire dallo scorso 16 maggio 2023 è entrato in vigore il Protocollo 156803/2023 dell’Agenzia delle Entrate per il “presidio preventivo connesso all’attribuzione e all’operatività delle partite Iva”. Si tratta di una misura contenuta in legge di Bilancio per la lotta all’evasione fiscale.
I nuovi controlli puntano a individuare le false partite Iva ed eventuali illeciti, così come quelle inattive e non in regola con le imposte. Per affinare la rete di verifiche, le Entrate svolgeranno controlli a tappeto, che partono in automatico all’apertura della partita Iva.
Controllo partite Iva, cosa si rischia?
Nel caso in cui vi sia il sospetto di irregolarità, i titolari di partita Iva il cittadino verranno convocati per chiarire la propria posizione e per mostrare la documentazione richiesta che, se non risultasse sufficiente per dimostrare la buona fede del contribuente, potrebbe portare alla chiusura d’ufficio della partita Iva e sanzioni fino a 3mila euro.
Stessa sanzione prevista anche nel caso in cui il contribuente non si presenti in seguito alla convocazione oppure non fornisca gli elementi necessari a dimostrare l’infondatezza del rischio. La multa prevista dai controlli sulle partite Iva, anche in questo caso, è di 3mila euro.
Non solo, perché le nuove misure in materia di lotta all’evasione fiscale prevedono anche, a priori, un controllo sulle partite Iva nuove. Per aprire una posizione, dopo essere risultati colpevoli a un controllo dell’Agenzia delle Entrate, il lavoratore autonomo dovrà portare anche una fideiussione bancaria di almeno 50mila euro e per un minimo di 3 anni.
Inoltre, se gli illeciti fiscali che hanno portato alla chiusura d’ufficio della partita Iva dovessero risultare superiori a 50mila euro, l’autonomo dovrà accendere una fideiussione pari all’importo che gli viene contestato. Ma si può alleggerire la propria posizione versando nel frattempo le somme dovute.
Chi rischia un controllo della partita Iva?
L’Agenzia delle Entrate, nel Protocollo 156803/2023, ha specificato che il controllo sulle partite Iva non sarà a tappeto e indistintamente su tutte le posizioni aperte. Le verifiche si concentreranno su specifiche categorie:
- partite Iva inattive da un certo periodo;
- partite Iva che tornano in funzione dopo il cambio della struttura;
- partite Iva che tornano in funzione dopo il cambio nell’oggetto della propria attività.
Ma come avverrà il controllo delle partite Iva? L’Agenzia delle Entrate utilizzerà degli algoritmi per analizzare la percentuale di rischio di ogni partita Iva e, successivamente, scatteranno i controlli sulle situazioni poco chiare.
A finire sotto la lente di ingrandimento saranno le posizioni che manifestano scarsa congruenza fra caratteristiche del contribuente e tipologia di attività. L’obiettivo è quello di smascherare i prestanome, spesso persone anziane alle quali vengono intestate aziende e beni di lusso.
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