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Occupazioni abusive, Roma pronta agli sgomberi dopo la circolare del Viminale
La facciata dell'Ex Fabbrica Fiouricci in via Prenestina 913 a Roma, uno dei casi più emblematici di occupazione abusiva Paolo Codato

Virginia Raggi risponde presente all’appello di Matteo Salvini. La Capitale, in queste ore, si appresta a dare un’accelerata decisa nella lotta all’occupazione abusiva. Il sindaco di Roma, infatti, sta per passare dalla teoria alla pratica dopo la circolare diramata dal Viminale lo scorso primo settembre.

Il piano sgomberi sta per scattare. Dopo l’incontro con la Regione, a cui la Raggi ieri ha chiesto aiuto e collaborazione (ma si cerca un'intesa anche con il governo), il Comune è pronto a entrare in azione e, con buona approssimazione, i primi interventi potrebbero arrivare intorno a metà settembre.

Nel mirino ci sono centinaia di abitazioni popolari occupate irregolarmente. Perché, è bene specificare, la circolare dell’Interno che sollecita gli enti locali agli sgomberi, non si riferisce solamente a edifici occupati da migranti.

Prima di intervenire su questi ultimi, infatti, ci vorrà ancora del tempo. La strategia sarà più complessa, ma intanto il Comune di Roma ha messo in cima alla lista di priorità gli sgomberi dei “furbetti” che occupano attualmente alloggi popolari pur non avendone il diritto.

Un percorso, a dire il vero, intrapreso già da un anno, nel corso del quale la Polizia di Roma Capitale ha sgomberato diverse centinaia di immobili tra quelli di proprietà comunale, dell’Ater e Residence dei centri di assistenza alloggiativa temporanea.

E Roma, in questo senso, rappresenta davvero un caso a parte. Perché sono circa 90 i palazzi occupati sotto il cielo dell’Urbe. Non solo, agli oltre 10mila occupanti abusivi, fanno da contraltare 12mila cittadini regolarmente iscritti alle graduatorie in attesa di ottenere una casa popolare o altre forme di assistenza abitativa.

Dati che fotografano quella che può essere definita a pieno titolo un’autentica emergenza. E, forse anche per questo, Virginia Raggi ha recepito più in fretta di altri sindaci le nuove direttive del Viminale.

Il primo cittadino di Bari (e presidente dell’Anci), Antonio Decaro, ad esempio ha commentato così la circolare degli Interni: “Il rischio è che ad ogni sgombero ci siano le tensioni sociali che si registrarono lo scorso anno a Roma per lo sgombero del palazzo occupato in via del Curatore”.

Nel mezzo, invece, la posizione del sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Noi non siamo certo contrari agli sgomberi quando si possono fare (ieri è stato liberato un altro edificio a Sesto San Giovanni, ndr), anzi nell’ultima nostra fase ne abbiamo fatti eccome. Però rimane il fatto che in ogni sgombero bisogna esaminare la condizione degli occupanti”.

Eppure, la circolare in questione chiama direttamente in causa gli enti locali, in particolar modo i Comuni. Perché recenti sentenze hanno condannato lo Stato e il Ministero degli Interni a risarcire i privati proprietari di edifici occupati.

Tra i casi più eclatanti c’è quello dell’Ex Fabbrica Fiorucci di Roma, la cui sentenza infatti è anche citata nella circolare del Viminale (“L’esecuzione degli sgomberi forzati può certamente determinare immediati, ma evidenti e limitati, turbamenti dell'ordine pubblico, la tolleranza delle occupazioni abusive, al contrario, può determinare situazioni di pericolo meno evidenti ma decisamente più gravi nel medio e nel lungo periodo").

Tradotto: il Viminale non ha nessuna intenzione di fare fronte a risarcimenti ultramilionari ed è pronto a rifarsi economicamente sui Comuni che decidessero di non collaborare per sgomberare gli edifici occupati.

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