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Lo spread si è stabilizzato rispetto all’andamento altalenante che ha preoccupato l’economia sul finire del 2018. Al momento, il parametro si attesta intorno ai 275 punti base. Tuttavia, secondo Istat, la spesa per gli interessi pagati sui finanziamenti dello Stato nel terzo trimestre 2018 è stata tale da vanificare l’aumento dell’avanzo primario.

Quanto costa lo spread

La spesa per gli interessi dello Stato italiano, nell’ultima parte del 2018, quando era forte l'effetto spread, è stata di 1,7 miliardi di euro, cifra che ha bilanciato l’aumento dell’avanzo primario e il miglioramento del deficit pubblico. Stando ai più recenti dati Istat, se il deficit delle amministrazioni pubbliche ha segnato un miglioramento dello 0,1% portandosi dal -1,8 al -1,7%, la spesa assoluta per il pagamento degli interessi si è alzata da 14,4 a 16,1 miliardi di euro, appunto un miliardo e settecento milioni superiore allo stesso periodo del 2017. Si tratta di un incremento annuo del 12%.

Al netto degli interessi passivi, il saldo primario delle Amministrazioni Pubbliche avrebbe poi un’incidenza sul Pil del 2% (contro l’1,6% del 2017).

Reddito disponibile delle famiglie in aumento

Tra i dati Istat positivi, da segnalare l’aumento del reddito disponibile delle famiglie, cresciuto dello 0,1% trimestrale, diminuendo perciò la propensione al risparmio, scesa dall’8,5 all’8,3%. Cala poi il potere d’acquisto delle famiglie: -0,2% trimestrale in conseguenza dell’aumento dello 0,3% del deflatore implicito dei consumi. Sempre a fine 2018, inoltre, la pressione fiscale è salita al 40,4%, lo 0,1% in più rispetto all’anno precedente.

Dati Istat, il commento del Codacons

“La riduzione della capacità d’acquisto delle famiglie è un segnale pericoloso perché ha effetti negativi sui consumi e sull’economia nazionale”, si legge nella nota del Codacons a commento dei dati Istat. “I nostri timori su un peggioramento delle condizioni economiche dei consumatori trovano conferma – spiega il presidente Carlo Rienzi – Un quando negativo quello disegnato dall’Istat per il terzo trimestre 2018, che deve portare il Governo a lavorare per introdurre misure in grado di aumentare realmente il potere d’acquisto dei cittadini e avere effetti positivi sui consumi ancora del tutto insoddisfacenti” – conclude Rienzi.

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