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Venerdì 23 novembre è andato in scena, al programma "Porta a porta" condotto da Bruno Vespa, un acceso diverbio tra il sottosegretario all’economia Laura Castelli e l’ex ministro del Tesoro Piercarlo Padoan. Pomo della discordia: la correlazione tra spread Btp-Bund e i movimenti dei tassi dei mutui. Un tema che idealista/news ha già affrontato più volte in questi mesi di turbolenza dei mercati, e su cui, con l’aiuto di vari esperti, aveva già fatto chiarezza. Repetita iuvant.

La polemica Padoan-Castelli

La bandiera inalberata dal sottosegretario Castelli a sostegno della propria tesi – ovvero che non esista una correlazione tra spread Btp-Bund e tassi dei mutui – era un grafico pubblicato da Il Sole 24 Ore a corredo di un articolo sul tema (“Mutui, perché non c'è correlazione tra spread BTp-Bund ed Euribor”) a firma Vito Lops.

Spread Btp-Bund e tassi dei mutui, qual è la vera correlazione?
Il Sole 24 Ore

“A marzo, prima delle elezioni, lo spread era intorno ai 120 punti base – ha affermato Padoan durante la trasmissione. - Adesso è sopra i 300 punti base. Sono miliardi in più da usare per il servizio al debito. Sono conseguenze sui depositi delle banche, sono conseguenze sui finanziamenti a famiglie e imprese”. Laura Castelli a questo punto ha interrotto srotolando il grafico e affermando: “Se lei dice che i tassi dei mutui dipendono dallo spread lo sa anche lei che è falso”.

Nessuna correlazione tra Euribor e spread Btp-Bund

Il grafico, in effetti, mostra che tra l’andamento dello spread Btp-Bund e l’andamento dell’Euribor non c’è correlazione: all’impennarsi del primo, corrisponde calma piatta del secondo. L'Euribor considerato da Il Sole 24 Ore è quello ad un mese, ma il discorso non cambierebbe se si guardasse all’andamento dell’Euribor a tre mesi, base per i mutui a tasso variabile, da mesi fermo a -0,32%. Non potrebbe essere altrimenti: l’Euribor è un tasso interbancario europeo, e l’influenza dei rendimenti dei titoli di Stato di un Paese, fosse pure l’Italia, non può che avere un’influenza infinitesimale su di esso.

E' vero che lo spread non ha conseguenze sui tassi dei mutui?

Perché, però, non è del tutto vero quello che Laura Castelli afferma? Perché, se pure è vero che per i mutui in essere non c’è stata alcuna variazione (né per i tassi variabili né, a maggior ragione, per i tassi fissi), è pur vero, come afferma Padoan, che uno spread alto, a lungo andare, si ripercuote sui costi di finanziamento delle banche, costrette a pagare interessi più alti sui prestiti. E quindi, a propria volta, ad aumentare i tassi (bancari) applicati a prestiti e mutui.

idealista/news e il tema spread-tassi sui mutui: repetita iuvant

Ci sia consentito autocitarci: la circostanza sopradescritta era stata chiarita nei mesi scorsi su idealista/news più e più volte:

“Con l’aumento dello spread gli istituti di credito italiani potranno avere delle ripercussioni sui costi di approvvigionamento del denaro – spiegava Renato Landoni, presidente di Kiron Partners, in un articolo di idealista/news datato 28 maggio 2018 - e di conseguenza potrebbero ribaltare tale aumento sul prezzo dei finanziamenti dei nuovi mutuatari. Aumentando gli spread aumenterebbero i tassi applicati sui mutui e ciò potrebbe generare una calo della domanda di finanziamenti”.

“A cascata, - aggiungeva nello stesso articolo Robero Anedda direttore marketing di Mutuionline, - i maggiori costi di finanziamento delle banche verrebbero fatti ricadere sui loro clienti, sotto forma di aumento dei costi dei servizi e dei tassi di interesse bancari applicati ai mutui di nuova stipula o a quelli a tasso variabile. Va precisato che i tassi che aumentano non sono i tassi base, i quali dipendono dall’Euribor (per i mutui a tasso variabile) e dall’Irs (per i mutui a tasso fisso), che, essendo tassi interbancari europei, sono meno coinvolti nei movimenti prettamente italiani”.

“Qualora il rendimento dei titoli di Stato italiani si mantenesse sugli attuali livelli – si legge poi nell’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria di Banca d’Italia, citato da idealista/news il 27 novembre 2018 - potrebbero ampliarsi i margini applicati dalle banche ai tassi di riferimento (tipicamente interest rate swap a dieci anni per i mutui a tasso fisso ed Euribor a tre mesi per i mutui a tasso variabile), come accaduto in passato. Per i finanziamenti in essere invece il rischio che un rialzo dei tassi si traduca in incrementi del costo del debito è contenuto: circa il 40 per cento delle consistenze dei mutui è a tasso fisso per almeno dieci anni e quelli a tasso variabile sono indicizzati all’Euribor, non influenzato in modo diretto dall’aumento del rischio sovrano”.

“Tra ottobre e novembre – spiegava ancora il 26 novembre a idealista/news Stefano Rossini, ad di Mutuisupermarket, - senz’altro l’aumento dello spread e delle tensioni sui mercati hanno avuto il loro peso nell’accelerare i movimenti al rialzo. Crescendo il rendimento dei Btp è ovvio che aumenta il costo dell’approvvigionamento di liquidi per le banche, che sono costrette a rifarsi sui costi dei finanziamenti a famiglie e imprese”.

“Occorre fare attenzione – avvertiva Roberto Anedda di Mutuionline nello stesso articolo. – Con un aumento dello spread per i nuovi mutui potrebbero esserci tassi maggiori, che potrebbero far desistere qualcuno dall’acquisto. Ma dato che al momento la situazione non è peggiorata, anzi, le offerte attuali sono ancora vantaggiose nonostante gli aumenti degli spread bancari,  c’è ancora la possibilità di approfittarne per acquistare. Meglio fare in fretta però, perché le condizioni cambiano di mese in mese”.

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