Nuova frenata mutui, lieve recupero dinamica su imprese a dicembre
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Bce, prestiti a imprese e famiglie nell'eurozona restano deboli
Askanews
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Segnali contrastanti dagli aggregati monetari e sul credito nell'area euro. A dicembre la crescita dei mutui alle famiglie ha subito un ulteriore rallentamento al più 0,3% su base annua, dal più 0,5 di novembre. Invece, secondo la rilevazione mensile condotta dalla Bce, la crescita dei prestiti alle imprese non finanziarie è tornata positiva per uno 0,4%, fronte di una variazione nulla a novembre novembre.

Anche il generale aggregato monetario M3 è tornato flebilmente positivo, con un più 0,1% su base annua a fronte del meno 0,9% di novembre. Questi sviluppi potrebbero tuttavia riflettere anche i netti indebolimenti che si stavano già verificando nello stesso periodo di un anno prima.

Guardando i grafici pubblicati dall'istituzione, più che un qualche segnale di ripresa sembra essersi verificata una stabilizzazione delle dinamiche del credito a valori deboli.

Ieri la Bce ha confermato i livelli dei tassi di interesse e la presidente Christine Lagarde si è mantenuta molto prudente sulle indicazioni in merito ai possibili futuri tagli, limitandosi a ribadire che verranno valutati con attenzione i dati che verranno pubblicati dopo la fine del primo trimestre.

Giù le attese su crescita e inflazione economisti settore privato

Peggiorano ulteriormente le aspettative di crescita economica tra economisti ed esperti di banche e del settore finanziario privato nell'area euro, mentre contestualmente si attenuano anche le loro attese sull'inflazione, che ormai risultano perfettamente allineate dal 2025 in poi con gli obiettivi della banca centrale europea. E' quanto emerge dai risultati dell'ultima indagine trimestrale condotta dalla stessa istituzione di Francoforte.

Sulla crescita economica ormai ci si attende che quest'anno l'espansione si limiti allo 0,6%, per poi mostrare una ripresa all'1,3% nel 2025 e all'1,4% nel 2026. Nella precedente indagine, tre mesi fa, in media era attesa una crescita economica sull'insieme di quest'anno anno dello 0,9% e per il 2025 un più 1,5%.

Passando dall'inflazione in media ora gli esperti del settore privato prevedono un 2,4% quest'anno sull'area euro e poi 2% sia nel 2025 sia nel 2026. Tre mesi fa pronosticavano 2,7% quest'anno e 2,1% il prossimo. Riviste al ribasso anche le aspettative sull'inflazione di fondo, cioè la crescita dei prezzi escludendo voci volatili come energia, alimentari e tabacchi: 2,6% quest'anno, 2,1% il prossimo e 2% nel 2025.

La Bce ha come obiettivo di inflazione una crescita dei prezzi al consumo al 2% simmetrico per il medio termine. Ieri il Consiglio direttivo ha confermato l'importazione della politica monetaria, il principale tasso di riferimento è al 4,50% e ha mantenuto un atteggiamento cauto sulla tempistica dei primi tagli dei tassi di interesse, che generalmente sono attesi verso la fine della primavera.

L'inchiesta (Survey of professional forecasters) ha coinvolto 59 analisti e economisti ed è stata condotta tra il 5 e il 10 gennaio, riporta la Bce. L'unico elemento che non abbia mostrato variazioni è l'attesa sulla disoccupazione: 6,7% quest'anno, 6,6% il prossimo è il 6,5% nel 2026 (che sarebbe un nuovo minimo storico).

 

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