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Abolizione tassa prima casa, Nomisma: “Sgravio modesto. Per un sistema impositivo più equo serve la riforma del Catasto”
GTRES

La “rivoluzione copernicana” in campo fiscale annunciata dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha scatenato molteplici reazioni. In merito all’abolizione di Imu e Tasi sulla prima casa, è intervenuta Nomisma. La società di consulenza ha minimizzato il beneficio derivante dallo sgravio e ha affermato che “la strada maestra per arrivare a un sistema impositivo finalmente più equo rimane quella della revisione delle basi imponibili che scaturirebbe dalla riforma del Catasto”.

L’azzeramento dell’imposizione sulla prima casa non è l’opzione preferibile

Nel dettaglio, Luca Dondi, consigliere delegato di Nomisma, ha spiegato: “Se non vi sono dubbi che la fiscalità sulla casa rappresenti un tema delicato e complesso, non emergono evidenze che l’azzeramento dell’imposizione sulla prima casa risulti dal punto di vista economico e sociale l’opzione preferibile”.

Serve la riforma del Catasto

Aggiungendo: “La strada maestra per arrivare a un sistema impositivo finalmente più equo rimane quella della revisione delle basi imponibili che scaturirebbe dalla riforma del Catasto, che il governo ha ribadito essere una priorità. Non è infatti pensabile continuare a intervenire solo sulle aliquote o sui moltiplicatori, ci sono sperequazioni enormi all’interno delle stesse città e tra città che solo una revisione complessiva può correggere”.

Dondi ha poi fatto sapere: “A tal proposito, si pensi che la differenza tra riferimenti catastali e valori di mercato oscilla tra il 36% e il 300%, attestandosi in media al 135%. La disomogeneità del patrimonio immobiliare italiano e l’assenza di una base dati di riferimento sufficientemente articolata sono ostacoli consistenti sulla strada della riforma. Occorre lavorare pazientemente per rimuoverli senza farsi sopraffare dall’ansia del risultato di breve”.

Con l’azzeramento dell’imposizione sulla prima casa lo sgravio è modesto

Dai dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate emerge che nel 2014 il gettito Tasi-Imu relativo all’abitazione principale è calato del 12,6%, attestandosi a 3,5 miliardi di euro, a fronte dei circa 4 miliardi di euro del 2012. In media i proprietari di prima casa hanno pagato 204 euro nel 2014 contro i 227 euro nel 2012. Dagli stessi documenti diffusi nella prima parte dell’anno risulta che per comprare un’abitazione in Italia servono in media circa 181mila euro (1.560 €/mq).

In base a queste informazioni, secondo Nomisma, lo stimolo per il mercato che scaturirebbe dalle ipotesi di azzeramento dell’imposizione sulla prima casa sarebbe piuttosto modesto, quantificabile in circa lo 0,11% sul primo anno e inferiore all’1%, considerando i valori attualizzati, su un orizzonte decennale.

Se si guarda al dato numerico relativo allo sgravio che una simile riforma garantirebbe al 76,6% di famiglie che vive in una casa di proprietà, il risultato è pari a 17 euro al mese. E a beneficiarne, secondo quanto evidenziato da Nomisma, non sarebbero solo le famiglie a basso reddito, in quanto la sperequazione delle basi imponibili su cui vengono applicate le imposte sulla casa, acuite dagli effetti regressivi dell’abolizione delle detrazioni, finirebbero paradossalmente per agevolare anche nuclei con disponibilità nient’affatto modeste e propensioni alla spesa rispetto alle variazioni del reddito più contenute rispetto alle famiglie meno abbienti.

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