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Scatta il piano per la pace fiscale. Ecco come il governo vuole permettere a cittadini e imprese di rimettersi in regola con il fisco. Nel piano consegnato dalla Lega al ministro dell’Economia Tria ci sono interventi che riguardano cartelle esattoriali, la fase pre accertamento, quella delle “liti potenziali” e i contenziosi tributari nei tre gradi di giudizio.

Cos’è la pace fiscale

Come richiesto dal ministro Tria alle Camere, la pace fiscale non sarà un condono più o meno mascherato, utilizzerà gli stessi meccanismi deflattivi già in vigore per dare nuovo slancio al rapporto tra Fisco e contribuenti.

Anche se, a dire il vero, non esistono ancora stime certe sul gettito potenziale che potrebbe apportare la pace fiscale (nei giorni scorsi si è parlato di 3,5 miliardi di euro). Entrerà in vigore a partire dal 2019, collegata alla manovra e al decreto fiscale.

Il pre accertamento

Ma, entrando nel dettaglio, la prima fase riguarderebbe il “pre accertamento” (quando il contribuente sa che può aver sbagliato l’adempimento o sa di aver evaso e decide di regolarizzare la sua posizione). Per farlo potrà versare il 15% (pari all'aliquota della Flat tax) sulla parte incrementale delle imposte dirette dovute, nonché l’Iva.

La procedura utilizzata per regolarizzare la posizione è quella del ravvedimento operoso, che permette comunque agli uffici finanziari di fare accertamenti nel caso in cui la posizione del contribuente sia più gravosa.

Le “liti potenziali”

Il secondo step della pace fiscale coinvolgerebbe le “liti potenziali”, quella fase che va dai processi verbali di constatazione emessi dalle Fiamme Gialle agli avvisi di accertamento. Per quanto concerne queste circostanze, al contribuente sarebbero annullate sanzioni e interessi. Per chiudere la sua posizione dovrebbe comunque partire l’accertamento con adesione, così da poter archiviare la questione in contraddittorio.

Il contenzioso

Più complessa, invece, l’ultima fase. La Lega, infatti, ha pensato a una rivisitazione della rottamazione delle liti tributarie. In tutti e tre i gradi di giudizio, che si vinca o si perda chi aderisce non dovrà versare sanzioni e interessi.

Inoltre, Europa permettendo, si vorrebbe inserire uno sconto forfettario delle somme dovute tenendo conto anche della pronuncia del giudice. Ad esempio, se il contribuente vince in primo grado e vuole evitare l’appello può chiudere con il 50% della pretesa erariale.

E lo sconto aumenterà nei due gradi successivi anche fino all’80%: se il contribuente vince anche in Commissione regionale e aspetta la Cassazione sarà sufficiente versare solo il 20% di quanto chiesto dal Fisco. C’è poi anche il caso di chi perde in contenzioso o si vede dar ragione solo in parte. In questo caso non si verseranno sanzioni e interessi e le somme dovute saranno oggetto di conciliazione tra le parti.

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