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Che quelli aperti dal risultato del referendum greco sono “scenari inediti” l’ha detto il presidente della repubblica Sergio Mattarella. Per cui cercare di anticipare cosa succederà è un esercizio assai complicato. Con scarsissimo margine di errore, si può però dire che Alexis Tsipras una promessa sarà costretto a disattenderla: l’accordo entro 48 ore dal referendum non arriverà.

Il governo tedesco ha affermato che non esiste alcun presupposto per novità nelle trattative, nonostante come si è espresso il popolo greco, né la ristrutturazione del debito potrà irrompere sul tavolo delle trattative.

Grecia fuori dall'euro e dall'Europa
 

Se la posizione, non solo tedesca ma dei creditori tutti, rimarrà questa, il “no” uscito dalle urne rischia di essere davvero solo il passo d’avvio lungo la strada che accompagnerà la Grecia fuori dall’euro e, forse, anche dall’Unione Europea.

Se ne arriverà assai in fretta un altro dipenderà dalla Bce, che Tsipras ha già contattato. Se Francoforte concederà ulteriore liquidità alle banche greche, il collasso potrà essere quantomeno rinviato, altrimenti è destinato ad arrivare subito.

Pur “svuotabili” soltanto a 60 euro alla volta, i bancomat non potranno essere più riempiti, sabato nelle casse degli istituti di credito era rimasto poco più di un miliardo di euro, se non interverranno iniezioni di liquidità.

A meno che il vuoto non venga colmato da una moneta parallela, o dagli ormai ampiamente nominati “pagherò” che sostituiscano temporaneamente gli euro mancanti. Una situazione che, però, diventerebbe già distruttiva in pochi giorni, perché inevitabilmente un’altra valuta (pur se totalmente virtuale) alternativa all’euro, finirebbe per deprezzarsi velocemente e diventare l’unica circolante, con le persone attente a mettersi da parte i pochi euro rimasti, destinati a conservare maggior valore.

Anche tra coloro che non si erano certo schierati per una bocciatura degli accordi, come il premier italiano Matteo Renzi, si rilancia ora il tema di un’Europa “da riformare”, al grido di “o cambia o è finita”. Auspicando che la crescita comune venga messa in cima all’agenda.

 l’Eurogruppo straordinario, che difficilmente vedrà un’auspicata riconciliazione, nonostante il passo indietro dell’ormai ex ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis.

Grecia in default?

Poi arriveranno le nuove scadenze: il 10 luglio circa 2 miliardi di titoli di Stato, il 13 luglio un’altra rata di circa 450 milioni di euro dovuta al Fondo monetario internazionale, che si accumulerà a quelle già inevase a giugno. Altri titoli per un miliardo scadranno il 17 luglio. Ma è il 20 il giorno in cui la Grecia rischia davvero il default, quando dovrebbero essere restituiti 3,4 miliardi di euro alla Bce.

I mercati finanziari appaiono pessimisti, come ampiamente atteso in caso di vittoria del “no”, a giudicare dalle copiose vendite che hanno colpito i principali listini e, soprattutto, quelli milanesi.

Crisi grecia conseguenze per l'Italia?

Eppure, da più parti, si continua a ribadire che non c’è un rischio di contagio per l’Italia. Lo ha ribadito lunedì anche l’Aibe, l’associazione delle banche estere presenti nel nostro Paese.

"Permane – ha detto il presidente Bruno Rosa - buona la fiducia sulla credibilità dell’equilibrio raggiunto tra opportunità di rendimenti, effetti del quantitative easing, riduzione dello spread, allungamento delle scadenze e prossime azioni di riduzione del debito, dopo che si è raggiunto l’obiettivo di stare sotto al 3% nel rapporto deficit-Pil". 

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