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Moody’s ha declassato l’Italia, ma lo spread non ne ha risentito, anzi. La seduta di oggi si è aperta con Borsa in rialzo, rendimento dei Btp decennali in discesa fino al 3,3% e un differenziale con il rendimento dei Bund tedeschi decisamente al di sotto dei livelli degli scorsi giorni, intorno ai 285 punti base. Nessuna influenza, diretta o indiretta, va quindi temuta nell’immediato da parte di chi detenga mutui o prestiti bancari.

Moody's, rating Italia a Baa3 con outlook stabile

Il declassamento da parte di Moody’s del debito italiano era già praticamente scontato dai mercati, che, dopo i ribassi degli scorsi giorni, hanno trovato nuove occasioni di acquisto allentando la tensione. Oltretutto la decisione dell’agenzia di rating di abbassare, sì, la valutazione del debito italiano a Baa3, ad un solo gradino sopra il “junk”, mantenendo però l’outlook stabile (un outlook negativo sarebbe stato di gran lunga peggiore) ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai mercati.

La ricchezza privata salverà lo stato italiano?

Tra le motivazioni della stabilità del nostro Paese, si legge nella nota dell’agenzia di rating, oltre all’economia ampia e diversificata e alla buona salute della bilancia commerciale, c’è lo stock di ricchezza delle famiglie italiane (che secondo l’Ocse è pari a 556 volte il reddito disponibile e che secondo Unimpresa a settembre 2017 ammontava a 4290 miliardi di euro), vero ammortizzatore per lo Stato in caso di bisogno. In altre parole, se lo Stato dovesse trovarsi un domani nella necessità di attingere risorse, potrebbe farlo grazie ai risparmi degli italiani.

Il che potrebbe non suonare esattamente come una buona notizia, ma quantomeno è servita a instillare nuova fiducia nei mercati. Peraltro, l’affermazione di Moody’s era già stata anticipata in qualche modo da Banca d’Italia venerdì scorso, quando l’istituto di Via Nazionale aveva avvertito: in caso di tensioni che provocassero un rialzo nei rendimenti dei titoli di Stato (e quindi dello spread), saranno le famiglie a pagare il maggior costo del credito.

Tassi dei mutui, ancora lontano il rischio spread

Le famiglie dunque salveranno lo Stato? Sì, ma non per ora, perché i tassi di mutui e prestiti potranno restare ancora a lungo sui livelli attuali. Innanzitutto chi dovesse avere un mutuo già in corso può stare tranquillo: in caso di tasso fisso, le condizioni resteranno immutate fino alla fine del periodo di ammortamento, mentre in caso di tasso variabile l’eventuale aumento non sarà certo né repentino né consistente. In caso, invece, di nuovi mutui, probabilmente questo resta ancora il momento più propizio per stipularne uno, fermando le attuali condizioni vantaggiose sia per quanto riguarda i tassi Euribor ed Irs, sia per quanto riguarda gli spread bancari. E’ infatti vero che si sono verificati lievi aumenti tanto nei tassi bancari che nel tasso di riferimento per i mutui a tasso fisso, ma si tratta di movimenti legati a dinamiche ben diverse rispetto a quelle dello spread tra Btp e Bund tedeschi.

“Si tratta di movimenti ancora lievi con incrementi in media di sei centesimi di punto, legati al possibile avvio del rialzo dei tassi Bce da parte di Draghi”, ha commentato Roberto Anedda di Mutuionline su La Stampa, che avverte: un vero pericolo si avrebbe nel caso di spread a quota 500, con tassi sui mutui che potrebbero tornare ai livelli del 2011, vale a dire al 5,5% per il variabile e sopra al 6% per i fissi. Ma sono livelli ben lontani da quelli odierni.

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