Elon Musk conferma l'avvenuto impianto del primo chip Neuralink nel cervello di un umano: ecco gli scopi della sperimentazione.
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Neuralink, primo chip nel cervello
Pixabay

La conferma è arrivata direttamente da Elon Musk, con un aggiornamento sulla piattaforma X: il primo chip Neuralink è stato impiantato con successo nel cervello di un paziente. La società aveva ottenuto lo scorso settembre il via libera, da parte della US Food and Drug Administration (FDA), per avviare la prima fase di sperimentazione sull’uomo. Al momento, il fondatore di società come Tesla e Space X non ha rivelato troppi dettagli sull’intervento, pur lasciando trapelare un certo entusiasmo.

Ma quali sono gli scopi della sperimentazione voluta da Elon Musk e, soprattutto, quali le possibili prospettive per il futuro dell’uomo? Di seguito, tutte le informazioni utili.

La notizia è stata diffusa su X - il social network precedentemente conosciuto come Twitter - il 29 gennaio 2024, da Elon Musk in persona. Il primo chip sviluppato da Neuralink è stato impiantato nel cervello di uno dei pazienti aderenti alla sperimentazione approvata dalla FDA e, stando alle parole del magnate, l’intervento starebbe già mostrando risultati incoraggianti.

Elon Musk
The Royal Society - Wikimedia - CC 4.0 Wikimedia commons

Secondo quanto riferito, si sarebbe infatti già manifestata una buona capacità di rilevazione dei picchi neuronali - ovvero delle variazioni del potenziale elettrico che normalmente si verifica tra i neuroni - e il paziente si ritroverebbe in buone condizioni. Tuttavia, non sono state divulgate ulteriori informazioni né sull’intervento, né sugli obiettivi che si sperano di raggiungere con questo impianto.

A cosa servono i chip Neuralink impiantati nel cervello

La notizia dell’impianto del primo chip Neuralink nel cervello di un umano ha destato una certa curiosità, sia nell’opinione pubblica che nella comunità scientifica. Con tutte le cautele del caso, anche perché al momento si attende di saperne di più sia sulla sperimentazione che sui suoi esiti. Ma a cosa servono questi chip tanto voluti da Elon Musk?

Neuralink è una società statunitense fondata nel 2016 da un gruppo di imprenditori, tra cui il già citato Musk, con sede nella cittadina californiana di Freemont. Così come spiegato dalla stessa azienda nel 2017, con la presentazione al pubblico del progetto, in una prima fase l’obiettivo è quello di creare dispositivi impiantabili che possano essere in grado di curare gravi malattie cerebrali. In un secondo momento, la società spera invece di trovare soluzioni per il potenziamento delle facoltà umane, proposito tuttavia ancora molto lontano nel tempo.

Negli ultimi anni, Neuralink ha condotto diverse sperimentazioni sulle scimmie e, dallo scorso settembre, ha ottenuto l’autorizzazione dalla FDA per avviare la prima fase di trial sugli umani. Chiamato “Prime”, il trial si focalizza principalmente sulla sicurezza degli impianti e sull’affinamento delle tecnologie di chirurgia robotizzata. 

Telepathy, il primo chip impiantato in un umano

Il primo chip sviluppato dall’azienda statunitense si chiama Telepathy e, stando a quanto riferito da Musk, sarebbe in grado di aiutare i pazienti affetti da gravi difficoltà motorie a gestire numerose necessità quotidiane, semplicemente con il pensiero. Ad esempio controllare lo smartphone, il computer e gli altri dispositivi elettronici della casa solamente pensando, così da rendere il paziente più autonomo. Il tutto avverebbe rilevando l’attività celebrare della persona che si è sottoposta a impianto del chip, attività poi analizzata e tradotta dall’intelligenza artificiale.

Chip nel cervello, transumanesimo
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Dalle dimensioni poco più grandi di un bottone, il chip Telepathy incorpora circa un migliaio di elettodi flessibili, in grado di rilevare le variazioni elettriche dei neuroni e trasmettere, in modalità senza fili, questi segnali a computer esterni. Il dispositivo viene impiantato avvalendosi della chirurgia robotizzata, per il massimo della precisione.

Nel tempo, i ricercari sperano che l’impianto di processori come Telepathy permettano di raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi, come ad esempio:

  • il trattamento delle principali patologie neurologiche;
  • cure mirate per malattie come l’Alzheimer e il Parkinson;
  • il trattamento delle principali patologie che comportano paralisi o difficoltà motorie;
  • il ripristino dei sensi perduti, come ad esempio la vista o l’udito;
  • il potenziamento cognitivo per mantenere e migliorare la memoria;
  • un apprendimento più rapido.

Per quanto le sperimentazioni di Neuralink, e il primo intervento sull’uomo, stiano sollevando un certo interesse nella comunità scientifica e nell’opinione pubblica, si tratta dei primi passi di un percorso che si estenderà probabilmente per decenni. E di cui al momento non si sa ancora molto, proprio poiché si attende la fine delle fasi di trial e la pubblicazione dei risultati della sperimentazione.

Come già anticipato nei precedenti paragrafi, in una prima fase Neuralink si concentrerà sullo studio e sul trattamento di gravi patologie neurologiche, al fine di restituire indipendenza ai pazienti. Le ambizioni di Musk sono però ben più estese, così come riferito nel corso degli anni e anche spiegato in un white paper pubblicato nel 2019: tecnologie come i chip neuronali, infatti, potrebbero ampliare le capacità umane. È quello che gli esperti chiamano transumanesimo, ovvero un movimento convinto che le innovazioni scientifiche e tecnologiche possano allargare le potenzialità umane, sia fisiche che cognitive. Una prospettiva affascinante per il futuro dell’uomo, non priva però di quesiti etici e interrogativi di sicurezza, che si spera che proprio gli esiti della sperimentazione possano incominciare a dipanare.

 

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