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A volte una regolamentazione normativa del mercato immobiliare può sortire giusto l'effetto contrario a quello auspicato. E' il caso della famosa "legge Alur", nata in Francia nel 2015  per mettere un freno all'aumento dei canoni di locazione e che ha invece portato a un incremento dei valori. A spiegarlo è Jean Ferrando, presidente dell'"Union Nationale des propiètaries inmobiliers",  (Unione Nazionale dei proprietari immobiliari francese), ospite dell'Immonext 2018 celebrato a Madrid.

Per mettere un freno all'aumento degli affitti, lievitati solo a Parigi del 34% tra il 2004 e il 2014, nel 2015 entrava in vigore la cosiddetta "legge Alur". La capitale venne divisa in 14 settori, per ognuno dei quali venne individuato un prezzo medio del canone al m2. I contratti di affitto non dovevano superare più del 30% di questo livello. In caso di mancato rispetto delle regole, l'inquilino entro tre mesi dall'inizio del contratto poteva far ricorso alla Cdc (Commissione provinciale di conciliazione).

In realtà, come spiega Ferrando, la legge lasciava una "scappatoia" che ha permesso un nuovo aumento dei prezzi: le legge infatti permetteva (o permette, considerando che è attualmente in discussione nei tribunali francesi) di sforare la maggiorazione del 30%, se l'appartamento presenta "elementi fuori dal comune". Questi abbracciano un ventaglio molto ampio e comprendono, ad esempio, lavori di ristrutturazione dell'appartamento, un servizio di portineria, una palestra, una piscina. Ma anche elementi intangibili, la luminosità della casa, la vista, la buona connessione con i mezzi pubblici.

Senza contare, aggiunge Ferrando, che molti proprietari hanno deciso di togliere i propri immobili dall'affitto tradizionale e destinarli alla locazione breve. "L'effetto nefasto di questa legge è che il prezzo degli affitti, invece di diminuire, è aumentato e che molti proprietari hanno optato per gli affitti brevi. Ad oggi, a Parigi, ci sono 80mila alloggi turistici".

 Un altro problema per i proprietari è una normativa sbilanciata a favore dell'inquilino, mentre il proprietario, anche in caso di morosità, deve attendere un lungo processo prima di poter recuperare la propria casa. "Anche in caso di mancato pagamento dell'affitto è molto difficile sfrattare un inquilino, perché i procedimenti giudiziari sono molto lunghi e non sempre è possibile far ricorso alla polizia".

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