
Mentre continua la polemica sul mancato rinnovo della proroga degli sfratti, ad intervenire è il presidente di fimaa- confcommercio. Secondo angeletti, l'emergenza abitativa non si risolve rinviando il problema con l'ennesima proroga, ma utilizzando le risorse già stanziate dal governo e rivedendo le norme sull'assegnazione degli alloggi popolari
“l’emergenza abitativa - ha affermato angeletti in un comunicato stampa- non può essere risolta con l’ennesima proroga sul blocco degli sfratti, ma va affrontata utilizzando i fondi già stanziati dal governo e solo se necessario destinando nuove risorse che possano garantire il diritto alla casa alle famiglie meno abbienti e ai nuovi poveri colpiti dalla crisi. Le risorse potrebbero essere recuperate riducendo la spesa pubblica”.
“se è vero che anche a causa della crisi, - continua il numero uno di fimaa-confcommercio angeletti - molti cittadini non riescono a permettersi l’acquisto di un immobile perché ridotti in condizioni di estrema povertà o perché esclusi dalle categorie cui le banche concedono il privilegio del mutuo è anche vero che il governo ha già messo in campo diverse misure, come il fondo degli affitti e morosità, dando a cittadini e sindaci gli strumenti per superare l'emergenza. Continuare a prorogare il blocco degli sfratti è impensabile e non risolverebbe il problema dell’emergenza abitativa, rimandandolo per l’ennesima volta
I comuni, inoltre, dovrebbero smettere di regolarizzare le occupazioni abusive, mentre le prefetture dovrebbero garantire tempi celeri per effettuare gli sgomberi. Poi c’è l’altro lato della medaglia, - conclude il presidente Angeletti - quello della necessità di rivedere le norme per l’assegnazione di nuove abitazioni: in alcuni casi, infatti, il problema sembrerebbe legato più all’applicazione di regolamenti paradossali che all’effettiva necessità di nuovi alloggi
È il caso di Bologna, ripreso dal principale quotidiano del capoluogo emiliano, dove l’acer locale ha messo a disposizione 55 alloggi appena ristrutturati che rischiano di restare senza inquilini perché non rispecchierebbero alcune esigenze peculiari dei potenziali assegnatari, come l’esistenza del balcone. Risultato: su 150 famiglie potenziali assegnatarie hanno accettato solo in 15, perché il regolamento prevede di poter visitare almeno tre case prima di scegliere”
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