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Il 60% degli edifici in Italia è stato realizzato prima del 1971 e di questi 2,1 milioni sono in stato “pessimo o mediocre”, come rivelato dall’Ance, una situazione che dagli anni Sessanta a oggi ha portato lo Stato ad investire 150 miliardi di euro dopo i terremoti per ricostruire quanto crollato. In prevenzione, però, ha stanziato appena un miliardo.

Cifra, come ricorda La Repubblica, stanziata tra l’altro solo dopo i fatti del 2009 che hanno devastato L’Aquila. E di quel miliardo sono stati realmente spesi poche decine di milioni in 250 edifici pubblici.

Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha affermato: “Sono passati anni dall’Aquila e io trovo incredibile che per una scossa del sesto grado che in altri paesi non provoca danni succeda quanto è successo qui. Le persone che sono morte all’Aquila erano convinte di vivere in una zona super sicura. Oggi non ci preoccupiamo della qualità quando compriamo una casa, e non sappiamo veramente dove abitiamo. Serve classificare gli edifici ed avere un piano pluriennale di controlli. E tra tante schede tecniche giustamente obbligatorie, quella che manca è proprio quella sismica. Quello che succede è che poi i sindaci si trovano da soli con sciami sismici che durano ore e ore e non puoi certo evacuare un’intera città ogni volta”.

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