"Il decreto-legge 'Sostegni-ter' rischia di affondare il settore delle costruzioni che sta dando in questi mesi un contributo molto importante al rilancio della crescita e dell'occupazione nel Paese, sia attraverso i bonus fiscali sia attraverso i lavori pubblici". A dirlo l'Ance in un'audizione sul Decreto legge in Senato.
"La stretta alla circolazione dei crediti fiscali, introdotta dal provvedimento, limita fortemente la cessione dei bonus fiscali anche per le iniziative in corso e sta di fatto bloccando tutte le operazioni, comprese quelle legittime e prive di qualsiasi profilo patologico".
" Le misure seppur pienamente condivise nell'intento di bloccare le frodi fiscali, producono l'effetto contrario di soffocare un mercato volto alla riqualificazione urbana, che si avviava alla ripresa anche grazie agli incentivi. Siamo convinti che i comportamenti fraudolenti vadano stigmatizzati colpendo chirurgicamente chi delinque, inquinando il mercato, truffando Stato e cittadini e inficiando l'immagine di un'intera categoria".
Limitare ad una sola cessione il trasferimento dei crediti - prosegue l'Ance - non scoraggia le frodi, quanto piuttosto rallenta, fino a bloccare, le operazioni di acquisto, soprattutto da parte degli operatori finanziari prossimi al raggiungimento della loro capacità di "assorbimento" in compensazione dei crediti stessi".
"Il divieto di effettuare ulteriori cessioni oltre alla prima impedisce alle imprese di utilizzare i crediti per il pagamento delle forniture necessarie ai cantieri - aggiunge l'associazione -. Inoltre, non consente a molte banche di piccole e medie dimensioni di cedere sul mercato secondario; ma questi istituti sono caratterizzati da capienze fiscali limitate e per questa ragione stanno decidendo anche loro se continuare, o meno, ad operare su questo mercato. L'uscita dei player pubblici, come Poste e Cdp, caratterizzati da attivi fiscali di diversi miliardi di euro, e di quelli più piccoli, vicini al territorio, determinerà una forte riduzione della domanda di acquisto di crediti fiscali".
"È quindi indispensabile, in fase di conversione in legge, correggere in modo sostanziale la rigidità del provvedimento, eliminando gli effetti negativi conseguenti al blocco delle cessioni dei crediti - conclude l'associazione -. Una soluzione per scongiurare la fuoriuscita dei player maggiori, una caduta della domanda di credito, l'aumento delle commissioni di sconto, il fermo del mercato potrebbe essere proprio quella di consentire la libera circolazione di tali crediti quantomeno per gli acquisti fatti da soggetti sottoposti a vigilanza della Banca d'Italia o da imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia".
Infine, per quanto riguarda le misure del Dl sui contratti pubblici, l'Ance lamenta che, in relazione al rincaro dei materiali, "i progetti che andranno in gara nei prossimi mesi sono redatti sulla base di prezzari assai lontani dai correnti prezzi di mercato".
"Va dato atto che alcune primarie stazioni appaltanti hanno proceduto o stanno procedendo a tale aggiornamento - spiega l'associazione -. Al netto di tali situazioni, per?, l'assenza di un obbligo di adeguamento generalizzato dei prezzari e degli importi a base d'asta rischia di compromettere non solo la possibilità di formulare offerte congrue e di conseguenza la possibilità di partecipazione alle gare da parte delle imprese più serie e qualificate, ma soprattutto quella di garantire un regolare avanzamento delle opere da realizzare e quindi il rispetto dei cronoprogrammi oggi stabiliti, impedendo al contempo gli investimenti in sicurezza, sostenibilità ed innovazione di cui il Paese ha bisogno".
"Pertanto - prosegue l'associazione -, le misure adottate sul punto vanno rafforzate, prevedendo in particolare l'obbligo (e non la facoltà) per tutte le stazioni appaltanti di aggiornare i prezzari ai prezzi correnti di mercato entro 30 giorni dall'entrata in vigore della nuova disposizione".
L'Annce chiede inoltre modifiche al meccanismo di compensazione, perché "tali misure sono però ancora insufficienti a scongiurare il rischio di un fermo dei cantieri inclusi quelli facenti parte del programma infrastrutturale del Pnrr", giudcando negativamente "l'assenza di un vero sistema revisionale".
Prezziario e aumento costi delle materie prime
La seconda criticità, attiene al meccanismo di compensazione da riconoscere alle imprese per lo straordinario aumento del costo dei materiali sulle opere in corso di esecuzione. Al riguardo, il Governo ha adottato una speciale disciplina revisionale per i lavori eseguiti nel primo semestre 2021, prorogata poi anche per quelli realizzati nel secondo semestre dell'anno. Tali misure sono però ancora insufficienti a scongiurare il rischio di un fermo dei cantieri inclusi quelli facenti parte del programma infrastrutturale del PNRR.
Come denunciato da ANCE, anche attraverso l'impugnazione del DM relativo al primo semestre, la metodologia di rilevazione dei prezzi e la obsoleta lista di materiali compresi nella lista ministeriale non consentono alle imprese di avere ristori adeguati rispetto agli effettivi aumenti dei costi di realizzazione delle opere e, ove i meccanismi di ristoro non siano prontamente corretti ed estesi, sono destinati a causare un fermo generalizzato delle opere.
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