Le ultime notizie sulla riforma delle pensioni 2023 parlano di uno stallo che continua ormai da mesi. Dopo l’iniziale confronto tra governo Draghi e sindacati, che sembrava aver trovato sin da subito una base comune, la crisi in Ucraina ha rallentato i lavori. Scopriamo insieme se davvero si rischia uno stop definitivo e qual è il parere dell’Unione europea.
A inizio anno, a dire il vero, il confronto governo-sindacati sembrava incanalato sul giusto binario, ma ora lo stallo sulla riforma delle pensioni 2023 sembra definitivo. A soli 4 mesi dalla prossima legge di Bilancio persino il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha lasciato trapelare tutto il suo pessimismo, come ha riportato il Sole 24 Ore: “ne parliamo da troppo tempo e probabilmente nemmeno questa legislatura riuscirà a chiudere questo cantiere”.
A fine anno, infatti, la soluzione ponte di quota 102 si esaurirà, come è già successo per la precedente quota 100. Entrambe le uscite anticipate, tra l’altro, sono già state apertamente bocciate dall’Unione europea, visto che nel rapporto di Bruxelles sull’Italia tra le raccomandazioni figura anche una certa preoccupazione sulla continua crescita della spesa previdenziale.
Nel dettaglio, il Country Report sull'Italia inserito nel cosiddetto pacchetto di primavera evidenzia come la spesa per le pensioni in Italia sia destinata ad aumentare per via degli sviluppi sfavorevoli della demografia. Ma Bruxelles fa notare che a trainare le uscite pensionistiche nel breve e nel medio termine sono anche le numerose deroghe alla legge Fornero introdotte negli ultimi anni. Nel mirino, inoltre, ci sarebbe anche opzione donna e i programmi di pensionamento anticipato per i lavoratori vulnerabili.
Le intese preliminari sulla riforma delle pensioni 2023, nel confronto tra governo e sindacati, vertevano sostanzialmente sulla volontà di trovare una formula per le uscite anticipate e superare la legge Fornero, fermo restando il paletto dell’esecutivo che non poteva prescindere dal metodo di calcolo contributivo per l’assegno pensionistico, senza comunque provocare un ulteriore innalzamento della spesa.
Ma ora il lungo stallo rischia di essere definitivo e di portare allo stop del tavolo di confronto, con il rischio concreto che la riforma delle pensioni tanto attesa non arrivi nemmeno con la legislatura in corso. A pesare potrebbe essere soprattutto il parere dell’Ue. Nel frattempo, sia sindacati che Lega continuano a caldeggiare la soluzione della pensione anticipata al raggiungimento dei 62 anni di età o alla maturazione dei 41 anni di contributi.
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