Come si accede alla richiesta d’intervento dei servizi sociali in caso di sfratto e, soprattutto, quale supporto può essere offerto a chi ha perso casa? Succede sempre più di frequente che gli inquilini diventino morosi non per deliberata scelta, bensì per necessità: l’improvvisa perdita del lavoro o una mutata condizione di salute, ad esempio, possono impedire all’affittuario di corrispondere regolarmente il canone di locazione.
Per quanto il proprietario dell’immobile abbia tutto il diritto di rientrare in possesso dei locali concessi all’inquilino moroso, sovente si tratta di persone - e dei loro parenti, si pensi a una famiglia con minori - che non possono essere abbandonate a loro stesse. Il ruolo dei servizi sociali diventa quindi fondamentale, anche per aiutare chi subisce lo sfratto a trovare una nuova soluzione abitativa. Allo stesso tempo, i proprietari possono tutelarsi prima ancora di affittare l’immobile, consultando la Banca Dati della Morosità Immobiliare.
L’intervento dei servizi sociali in caso di sfratto
Non si può dire che la procedura di sfratto non sia sofferta, anche perché spesso coinvolge inquilini che si sono trovati in una situazione economica complessa loro malgrado. Come già accennato in apertura, la perdita del lavoro, un problema di salute non preventivati e improvvise spese possono mettere molti nella condizione di non poter provvedere al pagamento del canone d’affitto.
I servizi sociali possono rappresentare una risorsa preziosa per chi ha ricevuto uno sfratto, soprattutto se si tratta di individui dalla morosità incolpevole, ovvero trovatisi nelle condizioni di non poter provvedere alla locazione nonostante la loro volontà. Ma come si richiede il loro intervento e, soprattutto, quale supporto possono offrire?
Come si richiede l’intervento dei servizi sociali
Come si richiede l’intervento dei servizi sociali, quando si subisce una procedura di sfratto? Sebbene ogni caso sia a se stante, in linea generale i servizi sociali possono essere allertati:
- tramite il proprio legale di riferimento, che fornirà tutte le informazione per accedere agli enti e ai servizi disponibili sul territorio;
- presso il Comune di residenza che, spesso, coincide anche con quello in cui si trova l’immobile affittato.
I servizi sociali sono presenti su tutto il territorio italiano: nei grandi centri hanno diverse sedi, di norma divise per quartieri, mentre nei piccoli paesi sono di solito presenti nella sede del Comune. Una volta che ci si è rivolti all’ufficio competente, verrà assegnato al richiedente uno o più assistenti sociali.
Si consiglia di giungere alla richiesta di intervento con tutta la documentazione accumulata nel tempo, dal contratto d’affitto all’intimazione dello sfratto, passando per la propria condizione reddituale o di salute. In questo modo, si renderà la procedura di supporto non solo più agile, ma anche più efficace
Quando si può richiedere l’intervento dei servizi sociali
Ma quando richiedere l’intervento dei servizi sociali, quando si riceve uno sfratto? Come è noto, la procedura dello sfratto segue diverse fasi:
- l’intimazione allo sfratto, ovvero la comunicazione all’inquilino moroso della volontà del proprietario di accedere allo sfratto, con la successiva convocazione in giudizio;
- la convalida dello sfratto, tramite apposita udienza in cui il giudice deciderà se accogliere o meno la richiesta del proprietario, con la successiva emissione di un decreto ingiuntivo;
- l’esecuzione vera e propria dello sfratto con l’ufficiale giudiziario e la riconsegna dei locali precedentemente affittati al locatore.
La richiesta di intervento dei servizi sociali può avvenire in ognuna di queste fasi, tuttavia è sempre consigliato procedere il prima possibile, anche eventualmente alla ricezione della prima lettera di diffida da parte del proprietario, quella antecedente all’intimazione vera e propria allo sfratto. Come facile intuire, più tempo si concede ai servizi sociali più elevate sono le possibilità di trovare una soluzione positiva per l’inquilino moroso. Al contrario, una richiesta a ridosso dell’esecuzione dello sfratto potrebbe non garantire tempistiche sufficientemente estese per un intervento efficace.
Di cosa si occupano i servizi sociali in caso di sfratto
Ma di cosa si occupano i servizi sociali in caso di sfratto, in che modo possono intervenire? Sostanzialmente, l’intervento degli assistenti sociali può essere distinto in due fasi:
- prima dello sfratto esecutivo, i servizi sociali cercano di avviare trattative con il proprietario dell’immobile - oppure con i suoi legali - per permettere all’inquilino di rimanere in casa. A volte viene stretto un accordo di pagamento, con un progetto affinché l’affittuario saldi nel tempo il suo debito e lo sfratto possa essere ritirato. Altre, invece, si può negoziare sulla data effettiva dell’esecutività dello sfratto, permettendo all’inquilino di rimanere nei locali per un tempo più esteso;
- dopo lo sfratto esecutivo, i servizi sociali possono attivarsi per trovare all’inquilino moroso una soluzione abitativa, nel più breve tempo possibile.
In merito alla possibilità di rientrare dal debito, e quindi di annullare la procedura di sfratto qualora il proprietario fosse d’accordo, gli assistenti sociali possono essere d’aiuto per accedere ad alcune risorse:
- eventuali fondi comunali pensati per individui o famiglie in stato di necessità;
- i fondi per gli affitti, sia resi disponibili a livello locale che nazionale;
- il fondo per la morosità incolpevole, se applicabile al caso specifico. Istituito nel 2013, permette di ottenere degli aiuti economici per il pagamento del canone di locazione e vi si può accedere quando ci si trova in stato di necessità economica, purché l’immobile si trovi in una delle città individuate a livello nazionale come a forte tensione abitativa.
Ancora, i servizi sociali possono rivelarsi indispensabili per aiutare l’inquilino moroso a presentare domanda di alloggio ERP, ovvero di Edilizia Residenziale Pubblica, se ne sussistono i relativi requisiti
Sfratto con minorenni: il ruolo dei servizi sociali
Una situazione particolare è rappresentata dallo sfratto di nuclei familiari dove sono presenti dei minorenni. Così come prevede l’articolo 403 del Codice Civile, i minori devono essere sempre tutelati, soprattutto quando rischiano di:
- vivere condizioni di abbandono morale o materiale;
- vivere in un ambiente familiare che rappresenta un grave pericolo o pregiudizio per la propria incolumità psicofisica.
Quando si verifica uno sfratto con minorenni, i servizi sociali hanno il dovere di intervenire affinché a bambini e adolescenti vengano garantite le tutele previste dalla legge, compresa la necessità di assicurare loro una residenza, e quindi una situazione abitativa, adeguata. Per questa ragione:
- prima dello sfratto esecutivo, gli assistenti sociali proveranno a trovare un accordo con il proprietario, affinché l’inquilino moroso e la sua famiglia possano rimanere il più a lungo possibile nell’abitazione;
- dopo lo sfratto esecutivo, i servizi sociali si attivano per trovare un’immediata alternativa abitativa alla famiglia e, se ciò non è possibile, possono decidere di affidare i minori a una comunità o istituti analoghi, anche solo temporaneamente, finché i genitori non avranno trovato una nuova soluzione abitativa sufficientemente stabile.
Come facile intuire, uno sfratto che coinvolge anche i minori rappresenta una situazione davvero delicata da gestire, tanto che ogni caso è praticamente a sé stante. Per questa ragione, le famiglie con figli che rischiano di esporsi a una procedura di sfratto non dovrebbero chiedere aiuto soltanto ai servizi sociali, ma anche a consulenti legali e avvocati. Molte associazioni sparse sul territorio, ad esempio, offrono sostegno legale gratuito ai nuclei familiari che si trovano in gravi difficoltà economiche e che, di conseguenza, non sono in grado di farsi carico dell’onorario tipico di un avvocato.
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