Anche nel 2025 l’inizio dell’estate ha portato in primo piano le tariffe relative alla rete autostradale italiana. Il tema è tornato al centro del dibattito pubblico, dopo che è stata ventilata una proposta di aumento dei pedaggi autostradali da agosto 2025, che ha fatto discutere utenti e operatori del settore, fortunatamente per poco tempo, visto che è stata subito ritirata.
Il Decreto Infrastrutture 2025, pur avendo congelato rincari delle tariffe autostradali da inizio anno, ha introdotto una serie di importanti novità, con una riforma dei pedaggi che si materializzerà in una sostanziale revisione normativa, destinata a portare maggiore trasparenza e rapidità nella definizione del sistema tariffario. Ecco le principali novità in vista per il settore.
Quali le novità previste per i pedaggi autostradali nel 2025?
Il 2025, già oltre il giro di boa, si presenta come un anno di transizione per il sistema autostradale italiano. In primis non c’è stato il tanto temuto rincaro dei pedaggi, ripartito a inizio 2023 dopo il congelamento durato 4 anni, in seguito al crollo del ponte Morandi a Genova.
Gran parte dei tratti autostradali nel nostro Paese ha mantenuto le tariffe del 2024, mentre a inizio 2025 sono scattati degli aumenti nell’ordine dell’1,8% per le tratte gestite da Autostrade per l’Italia e dell’1,677% per la Salerno-Pompei-Napoli. Tutte le altre concessionarie non potranno rivedere al rialzo i pedaggi, se non dopo l’approvazione di un nuovo piano economico-finanziario.
In secondo luogo, il 2025 è segnato dalla fine dello sconto generalizzato per l’utenza, come previsto dalla convenzione tra Autostrade per l’Italia e lo Stato. Lo sconto doveva terminare in realtà a fine 2024, ma il Ministero delle Infrastrutture ha chiesto una proroga di sei mesi, conclusa appunto il 30 giugno scorso. Per questo motivo, dall’1 luglio 2025 le tariffe hanno subito un incremento dell’1,31% sulla rete di Autostrade per l’Italia.
La vera novità del 2025 è l’approvazione del DL Infrastrutture, convertito nella legge 105, in vigore dallo scorso 20 luglio. Il suddetto decreto introduce grandi cambiamenti nella disciplina delle concessioni autostradali, unitamente alla definizione di un nuovo sistema tariffario da parte dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART) e all’attivazione di una fase transitoria fino alla fine del 2026.
Decreto Infrastrutture 2025: nessun aumento dei pedaggi
Il Decreto Infrastrutture 2025 è stato al centro dell’attenzione anche per via di un emendamento presentato a inizio luglio dalla Lega e sostenuto anche da Fratelli d'Italia, salvo poi essere ritirato alcune ore dopo su richiesta del ministro Matteo Salvini.
La proposta prevedeva un aumento dei pedaggi autostradali di 1 millesimo di euro a chilometro, sia per le classi di pedaggio A e B che per quelle 3, 4 e 5, quindi un incremento di 1 euro ogni 1.000 km percorsi dai veicoli di tutte le categorie. Nel caso in cui il decreto fosse stato approvato con questo emendamento, l’aumento sarebbe scattato dal mese successivo a quello di entrata in vigore, quindi dall’1 agosto 2025.
Come spiegato nella relazione tecnica, l’incremento del pedaggio rispondeva all’obiettivo di coprire il fabbisogno di Anas che al momento ammonterebbe a circa 90 milioni di euro, ricordando che “negli ultimi anni è strutturalmente aumentato a causa di alcuni eventi, in particolare la ridefinizione della rete in gestione Anas e l'incremento dei costi per l'illuminazione pubblica delle strade e di altri costi per le attività di Anas, non coperti dall'attuale Contratto di Programma".
Aumento dei pedaggi stradali negli ultimi 10 anni
Al momento è stato scongiurato così il pericolo di un rincaro dei pedaggi autostradali, almeno nell’immediato, salvo quelli già scattati a inizio 2025 di cui abbiamo parlato prima. Si tratta in ogni caso di una magra consolazione, visto che volgendo lo sguardo al passato l’immagine restituita non è per nulla confortante.
Anche considerando lo stop agli aumenti deciso dopo la tragedia del ponte Morandi a Genova, il trend degli ultimi anni appare in crescita, con una salita costante delle tariffe anche in periodo di bassa inflazione. Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture, tra il 2014 e il 2024 il costo medio dei pedaggi è aumentato del 27%, con punte fino al 40% in alcune tratte come la A4 Milano-Venezia e la A1 Milano-Napoli.
Calcolo dei pedaggi autostradali: come funziona
Una delle novità contenute nel Decreto Infrastrutture riguarda il meccanismo di calcolo dei pedaggi, che sarà rivisto in modo da offrire una maggiore chiarezza dei costi. Attualmente le tariffe sono il frutto di una formula al quanto articolata che tiene conto di diversi fattori.
Nel dettaglio, il risultato è dato da alcune variabili, quali la distanza percorsa in km, la categoria del veicolo, la tariffa unitaria chilometrica e la tratta gestita, visto che ogni concessionaria stabilisce delle tariffe proprie. Con il DL Infrastrutture saranno riconosciuti maggiori poteri ad ATR nella definizione dei pedaggi autostradali.
Stando a quanto previsto dalla nuova modalità di calcolo, le tariffe saranno variabili a seconda della classe ambientale del veicolo, delle fasce orarie e dell’intensità del traffico. Si potrebbero prevedere, infatti, dei costi più elevati durante le ore di punta e in quelle più trafficate, incentivando quindi il viaggio in momenti differenti.
Qual è il nuovo sistema per pagare l’autostrada?
Le novità per gli automobilisti non finiscono qui, visto che va segnalata anche quella relativa alla nuova modalità di pagamento del pedaggio autostradale. Stiamo parlando del sistema “free flow”, già attivo dal 2024 in fase sperimentale su alcune tratte, con la previsione di estensione anche ad altre.
Questo sistema elimina le barriere fisiche, sostituendole con portali dotati di sensori e telecamere in grado di riconoscere i veicoli in transito e addebitare automaticamente il pedaggio. Gli automobilisti devono saldare la somma dovuta entro 15 giorni, onde evitare di ricevere una sanzione amministrativa. Nei prossimi mesi il sistema free flow sarà attivato anche per il pagamento della A58 di Milano, dato che una tangenziale presenta delle differenze rispetto a un’autostrada ed è tendenzialmente più adatta alla sperimentazione di nuovi sistemi di pedaggio.