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Dopo lunga trattativa, l’accordo tra Roma e Bruxelles sulla manovra economica 2019 è stato raggiunto. Il nuovo documento tecnico sarà posto al vaglio della commissione Ue prima del via libero definitivo che scongiurerà la procedura sanzionatoria. Nodo principale sarà la sostenibilità delle misure alla luce delle prospettive di crescita, sulle quali Banca d’Italia e vari analisti hanno formulato nei giorni scorsi diverse previsioni. Vediamo quali.

Previsioni economiche 2019: Banca d’Italia

Secondo Banca d’Italia, le proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel quadriennio 2018-21, che incorporano le misure di finanza pubblica senza l’eventuale aumento delle imposte indirette previsto dalle clausole di salvaguardia, prevedono una crescita dell’economia italiana attorno all’1,0 per cento annuo in tutto il periodo. Una stima che, rispetto alle rilevazioni di luglio, è più bassa di due decimi di punto nel 2018 e invariata per il resto del triennio.

“Gli effetti sull’attività economica delle misure espansive contenute nella manovra di bilancio – si legge nella relativa nota di Via Nazionale, - sarebbero contrastati dai più elevati tassi di interesse fin qui registrati e attesi, che conterrebbero l’espansione della domanda interna, e da una espansione più contenuta della domanda estera”.

I prezzi al consumo aumenterebbero invece dell’1,3 per cento sia quest’anno sia il prossimo, dell’1,5 nel 2020 e dell’1,6 nel 2021. La componente di fondo salirebbe all’1,0 per cento nel 2019, per poi accelerare gradualmente in linea con il rafforzamento della dinamica retributiva.

Il dubbio resta sugli effetti della politica economica del governo. “Sul piano interno – scrivono da Palazzo Koch, - resta elevata l’incertezza connessa agli interventi della politica di bilancio e alle possibili ripercussioni sui mercati finanziari e sulla fiducia di famiglie e imprese: ulteriori aumenti dei tassi di interesse sui titoli pubblici, una più rapida trasmissione alle condizioni di finanziamento del settore privato o un più marcato deterioramento della propensione all’investimento delle imprese metterebbero a rischio la prosecuzione della crescita. Per contro, ritmi di crescita più elevati di quelli prefigurati in questo scenario potrebbero essere conseguiti se gli spread sovrani tornassero verso i valori medi registrati nel secondo trimestre dell’anno”.

Prometeia prevede: l’Italia eviterà la recessione

Secondo l’ultimo rapporto di previsione di Prometeia, invece, pur dopo il calo del Pil nel terzo trimestre, l’Italia dovrebbe riuscire ad evitare, tecnicamente, una recessione. Ma, causa la debolezza dell’attività ereditata dal 2018 e il ridimensionamento della spinta espansiva della manovra, il 2019 dovrebbe chiudersi con una crescita ampiamente inferiore alle previsioni del governo.

In particolare:

  • Nel 2019 la crescita è prevista ad un +0,5%, effetto dell’assenza di qualsiasi “effetto trascinamento” ereditato dal 2018 e nella previsione che il confronto con Bruxelles si concluderà con una riduzione della portata espansiva netta della manovra da 0.5 a 0.1 punti percentuali di Pil, coerente con un disavanzo al 2%.
  • Per il 2018, invece, Prometeia è più pessimista di Banca d’Italia, prevedendo un +0,9% di crescita del Pil, grazie soprattutto all’andamento positivo della prima parte dell’anno a fronte di un secondo semestre praticamente fermo.
  • Deficit/Pil italiano nel 2019 visto al 2.3%, perché, nonostante la riduzione della manovra espansiva per contenere il disavanzo entro il 2%, una crescita ben al di sotto di quella indicata dal governo avrà un effetto negativo sui conti pubblici. Secondo Prometeia, l’Italia sarà nelle condizioni di ridurre il proprio debito pubblico al di sotto del 90 per cento del Pil solo su un orizzonte di 20 anni,  con un programma fiscale e di riforme di medio periodo, sostenuto dall’Europa.

Nomura azzarda: il 2019 potrebbe essere l’anno del rinascimento italiano

Decisamente più positiva la posizione della banca d’affari giapponese Nomura, che nel suo report “9 Grey Swans for 2019” annovera, al quarto posto, la possibilità (insolita come un cigno grigio, ma pur non completamente impossibile) che il pessimismo sull’Italia sia stato eccessivo, e che quindi nel 2019 ci possa essere un ritorno agli investimenti nel nostro Paese.

“Dopo tutto- sottolinea il report, - esclusi i maggiori interessi pagati (anche a causa dell’aumento dello spread, Ndr), il governo italiano ha avuto surplus di bilancio fin dai primi anni 90. Il che significa che il debito italiano riflette più gli errori del passato che del presente”.

Quanto alla paura sullo spread, aggiunge Nomura: “Dalla recessione del 2012 l’Italia è stata un prestatore netto per il resto del mondo. Lo spread italiano è migliore di quanto sarebbe se non ci fosse la moneta unica. Infine, se l’Italia metterà in pratica i propri piani fiscali, potrà realizzare un impulso simile a quello sperimentato dagli Usa: la crescita italiana potrebbe essere stata sottostimata, così come lo è stata quella americana. La sorpresa del 2019 potrebbe essere un rally dei bond italiani”.

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