Commenti: 0
ministero economia e finanze
GTRES

La “finanziaria” 2019 nasconde dei punti di ombra che potrebbero dare luogo a diversi scenari. Li ha evidenziati Agnieszka Gehringer, Senior Research Analyst  di Flossbach von Storch.

Anche se l'Italia, per ora, è sfuggita alla procedura europea per disavanzo eccessivo, secondo l’analista ciò è successo  perché il governo italiano ha frenato le tre principali promesse elettorali sottovalutando i costi delle misure previste: reddito di cittadinanza, riforma delle pensioni e (per il 2020 e il 2021) clausole di salvaguardia sull’Iva.

Tagli di bilancio sul reddito di cittadinanza

Tirando le somme sul reddito di cittadinanza, si nota il divario tra gli stanziamenti concordati e quelli in teoria necessari per garantire i sette milioni di italiani che ne hanno potenzialmente diritto. La legge di bilancio riserva infatti a questo piano 7,1 miliardi di euro, ma si tratta di due miliardi in meno rispetto alla bozza di bilancio dell’ottobre 2018. Inoltre, un miliardo di questi sette dovrebbe essere utilizzato per rafforzare i centri per l'impiego e altri due miliardi e mezzo per sostituire il piano in essere precedentemente, il cosiddetto reddito di inclusione (REI).

Questo significa che solo 3,6 miliardi potrebbero essere impiegati effettivamente per il reddito di cittadinanza. Una cifra decisamente inadeguata se si vuole garantire che tutti i possibili beneficiari possano usufruirne. Lo stesso vale per il 2020 e il 2021. Secondo il piano di bilancio, i finanziamenti aumenterebbero leggermente in termini assoluti a 8,1 miliardi di euro nel 2020 e 8,3 miliardi nel 2021, ma solo perché per il periodo 2020/2021 dovrebbero coprire l'intero anno anziché nove mesi come nel 2019.

Riforma Fornero, meno fondi disponibili per abrogarla

Per il 2019, quanto all’abrogazione della legge Fornero, è previsto anche un taglio di quasi tre miliardi (a 3,97 miliardi) sui fondi, che in realtà verranno “risparmiati”, dato che la misura potrà essere avviata solo nella seconda metà dell'anno. Questi fondi dovrebbero salire a 8,3 miliardi di euro entro il 2020 e a 8,7 miliardi entro il 2021, ma rimarrebbero comunque ben al di sotto dei 13 miliardi necessari per modificare la riforma pensionistica.

Clausole di salvaguardia dell’Iva, possibile introduzione nel 2020-2021

Infine, le clausole di salvaguardia sull’Iva non saranno introdotte nel 2019 (con una riduzione delle entrate di 12,5 miliardi di euro), ma potrebbero essere reintrodotte nel 2020 e nel 2021 - in contrasto con le precedenti promesse del governo.

Legge di bilancio, gli scenari possibili

Queste stime, tuttavia, sono solo illusorie, secondo l’analista di Flossbach von Storch, per due motivi principali. In primo luogo, i decreti attuativi delle misure previste devono ancora essere annunciati, cosa che succederà nei prossimi mesi. E poiché queste misure sono il simbolo dell’accordo tra i due partiti al governo, Lega e Movimento 5 Stelle, è plausibile aspettarsi che il governo spinga per attuarle prima o poi. In secondo luogo, l’Italia è entrata in una recessione alla fine del 2018, il che rende la pianificazione del bilancio di governo decisamente più complicata e meno prevedibile.

Sulla base di quanto sopra, quindi, possono verificarsi tre scenari, ipotesi prudenti che considerano solo gli “aggiustamenti” minimi per allineare maggiormente il piano del governo alle promesse elettorali. Di conseguenza, qualsiasi ampliamento a questo minimo significherebbe un rapporto disavanzo/PIL più elevato, cambiando le cose.

  • Scenario 1: nello scenario “favorevole” il governo è in grado di mantenere gli impegni formali contenuti nell’attuale legge finanziaria, ma non di mantenere le promesse elettorali ai sensi del “contratto del governo del cambiamento”. Diventano valide le stime di crescita reale del PIL e dell'inflazione CPI della Commissione Europea dall'inizio di febbraio 2019, riviste al ribasso.
  • Scenario 2: all’interno dello scenario “governo +” restano le previsioni di crescita della Commissione Europea, ma si stima che i costi per il reddito di cittadinanza e per la riforma delle pensioni siano sottostimati. Con la verosimile ipotesi che il governo non aumenti l'Iva, con entrate inferiori di 12,5 miliardi di euro sia nel 2020 che nel 2021.
  • Scenario 3: nello scenario “avverso”, l’economia italiana entrerebbe in recessione nel 2019 (con una crescita nominale del PIL di -1,5%, pari alla metà del valore osservato nel 2009) e tornerebbe a crescere moderatamente in seguito, in linea con le previsioni della Comunità Europea. Di conseguenza, sulla base dell’esperienza maturate durante le crisi passate, ipotizziamo che il rapporto spesa/PIL aumenti di tre punti percentuali ogni anno nel periodo 2019- 2021, rispetto al valore rilevato nell’anno precedente la crisi.

Il mero rallentamento della crescita economica attualmente previsto dalla Comunità Europea non avrebbe in questo caso un impatto significativo sull’andamento del rapporto disavanzo/PIL, a condizione che il governo italiano mantenga i risultati promessi alla Commissione Europea. Tuttavia, si tratta di uno scenario piuttosto improbabile rispetto agli altri due. Se il "governo del cambiamento" rispettasse le sue più importanti promesse elettorali, il rapporto tra disavanzo e PIL raggiungerebbe il 2,38% nel 2019, il 2,89% nel 2020 e il 2,53% nel 2021. Infine, nel caso di un’ipotetica recessione il rapporto disavanzo/PIL salirebbe al 5,28% nel 2019, per poi scendere al 3,09% e al 2,77% nei due anni successivi.

Vedi i commenti (0) / Commento

per commentare devi effettuare il login con il tuo account