Le ultime notizie sull’incontro governo-sindacati per la riforma delle pensioni sono positive. Le parti si sono dichiarate soddisfatte dal primo approccio e hanno confermato la volontà ad aprire un tavolo di confronto per il superamento della legge Fornero. Scopriamo tutte le novità dell’ultima ora.
A tracciare la rotta, nell’incontro sulle pensioni tra governo e sindacati è stato Draghi che, secondo quanto riportato dai rappresentanti dei lavoratori, avrebbe detto: “Possiamo lavorare su qualsiasi modifica, purché non sia messa a repentaglio la sostenibilità nel medio e lungo periodo e all’interno del contesto europeo”.
Apertura piena al confronto del premier, quindi, purché il dibattito prosegua sui binari della sostenibilità del sistema previdenziale. L’intesa ad aprire il dialogo tra le parti è stata trovata, tanto che a breve il governo comunicherà un primo calendario di incontri già a partire da inizio 2022. Di cosa si parlerà, stando alle ultime notizie il dibattito verterà su flessibilità in uscita, previdenza per i giovani e le donne e previdenza complementare.
Ma il tema più caldo del confronto governo-sindacati sulle pensioni, inutile girarci intorno, è proprio il calcolo contributivo per il dopo Quota 102, che l’esecutivo vorrebbe confermare e che invece i rappresentanti dei lavoratori osteggiano apertamente, visto che secondo l’oro penalizzerebbe l’assegno pensionistico lordo fino al 30%.
Per la riforma delle pensioni, inoltre, i sindacati chiedono al governo la possibilità di andare in pensione a partire da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età (la famosa quota 41 per tutti). Le parti sociali spingono anche per definire una pensione di garanzia per i giovani e riconoscere il lavoro di cura e delle donne (potrebbe far parte del confronto anche l’Ape sociale).
Stando alle ultime notizie, la proposta più concreta dei sindacati sarebbe quella di una pensione di garanzia per i giovani (per i nati dal 1970 in poi), per i quali si chiede il conteggio gratuito a fini previdenziali dei periodi di formazione e di inoccupazione legati a politiche attive. Secondo una stima dell’Ocse, chi comincia a lavorare oggi in Italia andrebbe in pensione non prima dei 70-71 anni di età, mentre oggi ci si va in media a 61,8 anni.
per commentare devi effettuare il login con il tuo account