Il divario di inflazione effettivamente vissuta dalle famiglie con i redditi più bassi nell'area euro, rispetto a quelle con i redditi più elevati, ha raggiunto quasi 2 punti percentuali, ai massimi dal 2006. Lo rileva la Banca centrale europea con uno studio ad hoc anticipato dal Bollettino economico, in cui viene misurato come i livelli di inflazione si stiano ripercuotendo in maniera differenziata sulle famiglie a seconda del reddito sulla base di due grandi misurazioni: primo, l'effettivo tasso di inflazione basato sulle differenze delle tipologie di spesa; secondo, la capacità di creare dei margini sui costi della vita tramite risparmio o finanziamenti.
Secondo la Bce le famiglie a basso reddito stanno consumando una quota più ampia dei loro gettiti, risparmiano meno e si ritrovano in una condizione di maggiore restrizione sulle liquidità rispetto alle famiglie con redditi elevati. Per questo hanno meno margini di manovra tramite il risparmio.
Lo studio spiega che nell'area euro le famiglie con redditi più bassi spendono una quota maggiore rispetto ai loro consumi totali su alimentari, elettricità, gas e riscaldamento, mentre la quota di spese è più ridotta su trasporti, intrattenimento, ristorazione e beni per la casa rispetto a quelle che sono le spese delle famiglie con redditi più alti.
Guardando a questo specifico aspetto la differenza su quelli che la Bce chiama "tassi di inflazione effettivi" per le famiglie, a seconda della classe di reddito, è ai massimi dal 2006. Lo studio rileva che tra il 2011 e il novembre del 2021 questo divario è prevalentemente rimasto basso, fluttuando tra 0,25 e meno 0,25 punti percentuali. Poi è aumentato in maniera marcata da 0,1 punti percentuali di settembre 2021 a 1,9 punti percentuali a settembre 2022.
Le aspettative di inflazione dei consumatori nell'area euro per i prossimi 12 mesi sono ulteriormente aumentate, mentre quelle sulla media del prossimo triennio sono rimaste stabili. Nel frattempo, secondo l'ultima rilevazione condotta dalla Banca centrale europea, le attese sulla crescita dei redditi si sono limate, mentre quelle sulla crescita delle spese sono rimaste stabili.
Sono invece nettamente peggiorate le aspettative sulla generale crescita economica del prossimo anno e sono aumentate quelle sulla disoccupazione. Secondo lo studio, i consumatori di Eurolandia prevedono che i prezzi delle loro case restino stabili nel prossimo anno mentre i costi dei mutui continueranno ad aumentare.
La rilevazione condotta dalla Bce sull'inflazione percepita nei passati 12 mesi ha a sua volta continuato a salire, con il tasso mediano all'8,1%. Le aspettative mediane per l'inflazione sui prossimi 12 mesi sono salite dal cinque al 5,1% mentre le aspettative sull'inflazione per l'insieme dei prossimi tre anni sono rimaste stabili al 3%.
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