La previsione del banchiere centrale
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Bce, Cipollone: da dazi Trump meno crescita Ue e meno inflazione
Bce, Cipollone: da dazi Trump meno crescita Ue e meno inflazione Askanews

Nel giorno dell'insediamento di Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti, la domanda più ricorrente è quali saranno le possibili conseguenze dei dazi ai prodotti europei annunciato dal tycoon. A dare una risposta è stato Piero Cipollone, componente del comitato esecutivo della BCE, intervistato durante un evento di Rcs Academy, secondo il quale le misure porteranno sicuramente "una riduzione della crescita, ma anche una riduzione dell'inflazione", ma dovrebbero spingere l'UE a sfruttare appieno tutte le potenzialità del mercato unico.

Assumendo che la nuova amministrazione negli Stati Uniti implementi le misure che sono state suggerite in campagna elettorale "la misura che più preoccupa, che più ci fa pensare è quella dei dazi. Sia quelli nei confronti dell'Unione europea, sia quelli nei confronti della Cina - ha spiegato Cipollone -. Per noi gli Stati Uniti sono un importante mercato di sbocco. E quindi un dazio imposto sulle nostre esportazioni avrebbe sicuramente un effetto di riduzione dell'export. Per l'Europa, in aggiunta, se a questo si accompagneranno le misure, i dazi che l'amministrazione ha annunciato rispetto alla Cina, quello che succederà è che anche le esportazioni cinesi faticheranno a trovare spazio negli Stati Uniti. Ed essendo la Cina un grande paese esportatore, soprattutto di manufatti, quelle esportazioni che prima venivano destinate agli Stati Uniti probabilmente cercheranno sbocco in altri mercati, innanzitutto i mercati europei, ma anche i mercati terzi non negli Stati Uniti, dove noi competiamo con i prodotti cinesi".

Contrazione della domanda di esportazioni e concorrenza cinese

"Quindi il primo effetto che mi viene in mente è una contrazione della domanda di esportazioni e una forte concorrenza dell'industria cinese sul mercato europeo e sui mercati terzi. Tutto questo - ha proseguito - mi fa pensare che avremo più difficoltà a sfruttare la domanda estera e una concorrenza maggiore sul mercato interno. Questo probabilmente aggiungerà pressione sulle nostre imprese con una riduzione possibile della crescita". Peraltro "in un momento in cui l'Europa sta timidamente uscendo da un periodo di crescita non brillante".

Aumento dei tassi interesse USA

"Dal lato dell'inflazione, la prima cosa che mi viene in mente è che questa ipotesi si concretizzerà in un aumento dei tassi di interesse Usa e forse un aumento del dollaro verso l'Europa, e già lo stiamo vedendo. Questo in prima battuta potrebbe avere un effetto di accelerazione dell'inflazione in Europa, via l'aumento dei prezzi delle importazioni. Però questo è un effetto importante ma non determinante. Credo che ce ne siano due altri che sono più importanti e che probabilmente prevarranno: il primo è una riduzione dell'attività che ovviamente raffredda l'economia e quindi il trasferimento sui consumatori finali di possibili aumenti dei costi. Quindi è probabile che via riduzione dell'attività avremo una minore pressione inflazionistica", ha detto Cipollone.

"Secondo, il fatto che i cinesi vorranno vendere beni in Europa li indurrà a a ridurre i prezzi delle loro esportazioni in questo senso, aggiungendo pressioni a una riduzione dell'inflazione".

"Il terzo elemento ancora più importante passa attraverso il prezzo del petrolio. La nuova amministrazione Trump probabilmente aumenterà l'offerta di petrolio negli Stati Uniti e questo, coniugato al fatto che l'attività nel mondo si ridurrà, in particolare in Cina, potrebbe dare un simultaneo aumento dell'offerta di petrolio e una riduzione della domanda di petrolio, con la riduzione del pezzo del prezzo del petrolio. Tutti noi sappiamo quanto sia importante il prezzo del petrolio per la produzione di energia e il consumo diretto, sia per il trasporto che per il riscaldamento. Quindi tutto questo o messo insieme mi fa pensare che avremo una riduzione della crescita - è la conclusione dell'esponente della Bce - ma anche una riduzione della dell'inflazione".

Questi risparmi potrebbero essere utilmente utilizzati nel Continente per rilanciare la crescita, lungo tante direttrici, dalle infrastrutture, all'industria più avanzata, la ricerca, lo sviluppo".

Sfruttare appieno le potenzialità del mercato unico

"Non sfruttiamo appieno una risorsa fondamentale del mercato unico. Noi siamo un mercato enorme che potrebbe vivere tranquillamente sulle proprie forze. Questo vuol dire che dobbiamo guardare in casa nostra e guardare cosa possiamo fare. Sicuramente rafforzare il mercato unico. E i nostri mercati dell'energia sono frammentati - ha proseguito il banchiere centrale - ridurrebbe sicuramente i costi e aumenterebbe la resilienza per dare alcun esempi. Il principio fondamentale potrebbe essere quello guardiamo alle nostre potenzialità e al mercato unico, sfruttiamo appieno il mercato unico e questo permetterà alle nostre imprese di crescere, di diventare più forti, di competere bene sia nel mercato interno che su quello internazionale. Penso che questa potrebbe essere la risposta più di lungo periodo, non emotiva, ma che guarda a una Europa più forte, capace di camminare sulle proprie gambe".

"Non trascuriamo il fatto che le riforme sono sempre costose, costano dal punto di vista politico. Altrimenti - ha riconosciuto Cipollone -. Però oggi siamo di fronte a uno shock formidabile che dovrebbe aiutarci a ripensare e a rifare questo conteggio e valutare i costi che sosterremo nel fare delle riforme. Perché significa che qualche posizione deve cambiare, alcuni Stati membri devono perdere alcuni vantaggi nel brevissimo periodo verso quello che potrebbe succedere, la situazione non rimarrà come è oggi. Cambierà per il peggio ed è per questo che questa occasione deve essere lo stimolo a sedersi attorno a un tavolo e a ripensare alcune riforme".

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