Il caldo estivo mette a dura prova non sono le notti degli italiani, ma anche i loro investimenti. Secondo alcune indagini, infatti, le elevate temperature aumenterebbero persino la volatilità delle azioni in Borsa. Detto in parole semplici, provocherebbero maggiori oscillazioni di prezzo, sia al rialzo che al ribasso. dei valori dei titoli azionari nel corso del tempo (nel settore finanziario si prende come riferimento di solito l’anno solare): più la volatilità sale e più aumenta il rischio poiché il valore dell’investimento può subire variazioni significative.
Di contro, però, all’aumentare del rischio aumenta anche il potenziale rendimento. Capire l’impatto delle condizioni climatiche sul portafoglio di investimenti può quindi essere di gran lunga più importante di quanto non si creda. Ne parliamo con Jane Smyth, climatologa del team di ricerca Investimenti Responsabili presso la società Man Group e Matt Goldklang, climatologo presso Man Numeric.
Come impatta il clima sugli investimenti?
“I rischi climatici fisici si diffondono, e quindi producono degli effetti, attraverso le materie prime e le operazioni aziendali; comprenderne le implicazioni finanziarie è diventato fondamentale per orientarsi nei mercati “, risponde Matt Goldklang. “In vent’anni, l’effetto cumulato della volatilità diventa significativo, in particolare per settori come quello dei materiali e dell’industria e per asset come i data center, dove i rischi climatici incidono direttamente sulle attività e sulle valutazioni. Per gli investitori a lungo termine, questa maggiore volatilità richiede adeguamenti alla gestione del rischio di portafoglio e ai modelli di asset allocation.
“All'inizio di giugno, in alcune parti dell’Europa le temperature hanno superato i precedenti record e anche Cina, Stati Uniti e Regno Unito hanno registrato ondate di caldo torrido questo mese. Grazie alla nostra ultima ricerca condotta in collaborazione con l'Università di Oxford”, precisa Jane Smyth,
“abbiamo trovato prove dell’esistenza di un “fattore climatico” negli investimenti, con il caldo estremo che ha aggiunto 72 punti base di volatilità annualizzata ai mercati azionari statunitensi negli ultimi due decenni”.
Quali sono le prove in grado di confermare questo impatto?
“Il nostro studio ha mappato l’impronta delle strutture di un campione di aziende quotate negli Stati Uniti, tutte con almeno il 90% delle proprie strutture situate nel territorio continentale degli Stati Uniti, rispetto al rischio di surriscaldamento del territorio”, risponde Smyth.
“La nostra analisi del comportamento di questo campione di società quotate negli Stati Uniti dal 2002 al 2022 ha mostrato che le società con strutture concentrate in regioni sensibili al calore, dove le probabilità di caldo estremo aumentano più rapidamente con il riscaldamento medio, hanno registrato una maggiore volatilità durante le estati anomale. È emerso come il solo trend di riscaldamento ha determinato un aumento del 6,6% (72 punti base) della volatilità totale di mercato.
Questo suggerisce che gli investitori consideravano le società colpite come più rischiose durante le ondate di calore.
Che cosa è accaduto ai titoli in Borsa?
“I mercati non hanno prezzato, ossia non hanno inglobato questo rischio all’interno del valore dell’azione in modo efficiente come dimostra l’ampliamento degli spread, e quindi delle differenze, nelle revisioni degli utili futuri delle società esposte al caldo da parte degli analisti. I mercati azionari statunitensi registrano tipicamente una volatilità annualizzata di circa il 15%; quindi questo aumento, determinato da un unico fattore, il caldo estremo, è notevole”, conclude Smyth.
Dobbiamo quindi abituarci a tener conto di questi rischi anche quando investiamo?
“Il rischio climatico non è una minaccia lontana. Sta ridefinendo il modo in cui concepiamo gli investimenti e il rischio finanziario oggi”, commenta Matt Goldklang. “Mentre i tradizionali investimenti sostenibili sono spesso degenerati in un miscuglio di temi e sistemi di valutazione poco trasparenti da parte di chi li vendeva, oggi assistiamo all’emergere di un nuovo paradigma: l’utilizzo di dati scientifici concreti per quantificare gli effetti delle variazioni meteorologiche e climatiche sull'economia.
Facciamo un altro esempio: in Brasile, un aumento di 1 °C raddoppia la probabilità di siccità così gravi da distruggere i raccolti. La produzione di caffè, concentrata nelle principali regioni agricole del Brasile, ha già subito shock di prezzo legati a questi rischi. Effetti simili si riscontrano per il cacao, lo zucchero e altre coltivazioni. Ovviamente chi investe in commodities non può non tenerne conto. Il futuro, tuttavia, non è predeterminato, dipende dalle nostre azioni di oggi.
Una volta compresi questi impatti climatici, è possibile prendere decisioni migliori, a vantaggio sia degli investitori, che della società”.
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